Regione Trentino-Alto Adige: ai politici l'alcol al bar, ai dipendenti no

Alla buvette del consiglio whisky e vino, al bar aziendale succhi e cedrata


Robert Tosin


TRENTO. Tra una pratica e l'altra si va di chinotto o cedrata. Quando si vuole fare una pazzia ci si butta sul succo di lampone diluito e per trasgredire del tutto lo si beve puro. Whisky, grappa o cognac è un privilegio da consiglieri regionali, non da semplici dipendenti dell'ente pubblico. E così nello stesso edificio, i due bar hanno regole diverse: in uno niente alcolici, nell'altro sì. Succede nel palazzo della Regione, in piazza Dante. Qui ci sono due bar, gestiti dalla stessa ditta che ha vinto l'appalto. Uno apre solo in occasione delle sedute del consiglio provinciale o di quello regionale ed è riservato appunto ai politici che nelle secche del dibattito (ma molto spesso anche durante gli interventi dei colleghi) si rifocillano al tavolo della buvette. L'altro invece è il tipico baretto aziendale, ricavato al piano terra dell'edificio. E la differenza sta tutta qui: giusto da un anno una direttiva interna impone che questo bar, aperto ai dipendenti, non serva più alcolici. Nemmeno un goccio di Teroldego o Marzemino, nemmeno un Pinot. Non serve scomodare il buon esempio, la lotta all'abuso di alcol o altri temi educativi. In orario di lavoro non si beve. Punto e basta. I dipendenti si sono limitati a qualche amaro commento, ma hanno incassato. Volendo ci sarebbe la birra analcolica, quella sì, ma pare non sia molto gradita. Ci si butta così sui caffè (qualche centinaio al giorno), bibite e succhi di frutta. «Qualche mugugno c'è stato - dice Daniela da dietro il bancone, mentre "spilla" l'ennesimo bicchiere di spuma - soprattutto da chi magari apprezzava mangiarsi un panino con la birra sull'ora di pranzo, ma in fondo nessuno ha fatto storie. Tanto caffè, ne consumo un paio di chili al giorno». Diverso, invece, il discorso per i consiglieri. Loro non sono dipendenti dell'ente pubblico quindi possono "lasciarsi andare". Però va detto che i superalcolici restano solo in bella mostra, perchè è rarissimo che qualcuno si avventuri in sorsi di cognac o rum o altre "bombe". Molto più facile che non invecchi il prosecco, più consono per festeggiare una mozione approvata o una legge varata. E' un privilegio tanto caro, basti ricordare quando Bruno Firmani aveva suggerito di dare il buon esempio e di togliere l'alcol dalla buvette. E' stato subito irriso da destra e da sinistra in modo bipartisan. Ogni tanto spunta anche qualche "corruttore". Tipo Alessandro Savoi che ha regalato quattro bottiglie di vino al presidente Kessler, o Caterina Dominici che ha portato alla buvette un originale vino noneso a disposizione dei colleghi.

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