Mezzo milione di incentivi per spingere il lavoro rosa
Orario flessibile, equilibrio di genere, congedi per i papà, reinserimento dopo la maternità: ecco le azioni delle aziende premiate dall’Agenzia del lavoro
TRENTO. Ha superato il mezzo milione nel 2015 (555.447 euro) l’impegno finanziario della Provincia, attraverso l’Agenzia del lavoro, per spingere l’occupazione femminile. Si tratta di sette interventi, previsti dal Documento di politica del lavoro 2015-2018, nati per sostenere in particolare la conciliazione tra lavoro e famiglia che per le donne rappresenta ancora oggi il grande scoglio come dimostrano le 300 mamme che ogni anno lasciano il posto di lavoro alla nascita di un figlio. «Sono progetti per favorire l’accesso e la permanenza delle donne al lavoro, ma hanno anche lo scopo di premiare le imprese che valorizzano il capitale femminile», spiega la direttrice dell’Agenzia del lavoro Antonella Chiusole. La fetta più grande della torta (319.209 euro) è andata ai progetti di conciliazione per le lavoratrici autonome, imprenditrici e libere professioniste, per dare loro la possibilità di essere sostituite pro-tempore in azienda per motivi legati alla maternità e alla crescita dei figli fino a 13 anni: l’incentivo arriva fino a 20 mila euro.
Ammontano a 127.769 euro invece i contributi alle aziende che sperimentano progetti di riorganizzazione degli orari di lavoro in relazione a impegni di cura e di assistenza, anche utilizzando il telelavoro: si va fino a un contributo massimo di 20 mila euro per ciascun progetto. Altri 57 mila euro sono stati impegnati per gli incentivi alle aziende che incentivano il part time per dipendenti che hanno figli sotto i 13 anni o parenti stretti con bisogno di assistenza: l’agevolazione arriva fino a 4 mila euro all’anno per due anni. Ci sono poi contributi per i datori di lavoro che inseriscono le donne in mansioni o in livelli dove sono sottorappresentate: fino a 5 mila euro per le spese di consulenza. Nel 2015 sono stati destinati solo 5.200 euro. Un canale di finanziamento (3 mila euro massimi per ogni percorso formativo) va a quei datori di lavoro che favoriscono l’occupazione delle madri disoccupate e delle lavoratrici al rientro dal congedo maternità: in totale l’anno scorso ci si è fermati a 6.200 euro. Meglio è andata (30.232 euro impegnati) per i i congedi dei papà, per favorire il loro coinvolgimento nella cura dei figli: a loro la Provincia riconosce il 30% dello stipendio fino a quattro mesi (fino a 900 euro), più di quanto eroga lo Stato. Un progetto specifico (9.836 euro nel 2015) riguarda infine l’inserimento occupazionale di donne sotto i 30 anni con un titolo di studio «debole» che hanno aderito ai percorsi formativi di Agenzia: in questo caso fino a 8 mila euro in due anni per ogni assunzione a tempo indeterminato.
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