«Lo Scrigno chiude alla fine del mese»

L’annuncio shock del gestore Bettucchi ai 18 dipendenti: «Posso continuare solo se la proprietà mi riduce l’affitto»


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Ai dipendenti, 18 persone in tutto, lo ha dovuto anticipare: «Lo Scrigno del Duomo, se non ci saranno nuove comunicazioni da parte della proprietà, il 30 settembre chiuderà i battenti». E' molto preoccupato, non lo nasconde mica, il gestore del centralissimo ristorante del capoluogo, Alessandro Bettucchi: «Alla proprietà dell'immobile (la famiglia Bertoli ndr) ho formalizzato una proposta per prolungare l'affitto oltre la scadenza di fine mese, ma a nuove condizioni. Lo ho fatto circa tre mesi fa, ma da allora non ho ricevuto alcuna risposta. Era mio dovere avvisare i dipendenti della situazione in cui ci troviamo, ma non vorrei però passasse l'idea che sia io a voler cessare l'attività. Anzi. Ho preso in mano questo locale 13 anni fa ma ora, con questa situazione economica difficilissima ed una crisi che morde ogni impresa, non è più possibile continuare a pagare un affitto mensile molto oneroso. Ho un progetto, so come fare e voglio continuare a svilupparlo, ma ho chiesto, purtroppo senza risposta, che mi si venga incontro diminuendo un affitto di questi tempi non più proponibile».

Lo Scrigno del Duomo ha segnato la storia quotidiana, non solo gastronomica, degli ultimi anni della città. Salotto del centro, baciato da una posizione che più fortunata non si potrebbe, ma anche polo innovativo di una doppia proposta culinaria. Più veloce al piano a livello di piazza Duomo e gourmet, nel seminterrato, grazie allo chef fassano Alfredo Chiocchetti: «Sì e di questa formula, se mi è permesso, ritengo di essere stato il precursore non solo in città. Da allora in avanti la formula wine bar ha avuto tante imitazioni. Con Chiocchetti è arrivata sin da subito anche la stella Michelin e da allora la guida rossa ha continuato a premiarci. Insomma, il locale si è fatto conoscere ed apprezzare anche se, non è un segreto, non è certo facile da gestire con due piani ed altrettante cucina» nota Bettucchi. Difficile e molto costoso.

Non è nemmeno un segreto che la Cavit sin dall'inizio abbia affiancato la gestione dell'imprenditore levicense nel pagamento dell'affitto. Usufruendo, in cambio, di un'inarrivabile location per le pubbliche relazioni del vino.

Ma ora la situazione generale impedirebbe comunque a Bettucchi, anche con la presenza della cantina, di proseguire con le medesime premesse: «Ripeto io voglio andare avanti ma farlo come è avvenuto sino ad oggi non è più possibile. Ho avviato io lo Scrigno, ne conosco ogni criticità ed anche i suoi punti di forza, ma ho chiesto che mi si venga incontro».

Un campanello d'allarme, l'ennesimo se ce ne fosse stato bisogno, sul caro affitti di un centro storico che soffre di un depauperamento progressivo, e quanto mai preoccupante, di locali e aziende. Botteghe, bar, e ristoranti boccheggiano prima e chiudono poi, in una sequenza che non dovrebbe lasciare indifferente nessuno.

Se anche lo Scrigno, ma l'augurio è che succeda qualche cosa di buono nelle prossime ore, dovesse allungare lo stesso triste elenco, sarebbe una brutta pagina per la città.













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