La storia: «Io, precario al tempo della crisi»

In Trentino migliaia di giovani con contratti temporanei e il posto in bilico


Sandra Mattei


TRENTO. Vivere al tempo della crisi da precari. I dati Istat confermano che sono i giovani tra i 18 e i 34 anni a pagare di più: il 58,6% (più di uno su due) nel 2009 viveva in famiglia (nel 1883 era il 49%). Anche nel Trentino, dove la Provincia ha pur stanziato 300 milioni anticrisi, i precari sono 30 mila. Non solo, con la legge Finanziaria, molti rischiano il posto. Parla uno di loro. Simone Cavalieri, 36 anni, di Rovereto, ha una situazione lavorativa complessa, come tanti giovani. Archeologo, ha lavorato sia nel pubblico che nel privato nella sua specializzazione, ma ora è assunto a tempo determinato alle Poste Italiane. Gli abbiamo chiesto di raccontare come vive un laureato, ai tempi della crisi, tra un contratto a tempo determinato e uno da co.co.pro. Prima di tutto, Simone, vuoi presentare il tuo curriculum? Mi sono laureato in Beni culturali con specializzazione in Archeologia, a Ravenna, nel 2005. Già in precedenza avevo partecipato ad alcune campagne di scavo archeologico, sia in Trentino che in Alto Adige. Dal 2005, ho alternato contratti a tempo determinato con la ditta "Cora Ricerche archeologiche" e contratti a progetto con il Museo civico di Rovereto. Come mai ti ritrovi ora a fare il postino, a tempo determinato? Io faccio parte di alcuni di quei dipendenti della ditta Cora che nel 2008 hanno cercato di migliorare le condizioni di lavoro, per farci inquadrare nella figura di operatori archeologici prevista nel contratto nazionale dei dipendenti edili. Sono delegato della Fillea Cgil. Ma, l'unico risultato che abbiano ottenuto è stato il mancato rinnovo del successivo contratto a termine. Questo è successo nel 2008: cosa hai fatto in seguito? Ho proseguito con le campagne archeologiche, con i contratti a progetto al Museo civico di Rovereto. Il problema però è che in questo mercato del lavoro non conta niente avere fatto esperienze, il merito, insomma. Io lavoro come archeologo da anni, ma ho perso la possibilità di avere un contratto continuativo nella ditta privata perché ho cercato di far valere i miei diritti. Insomma, non solo siamo ricattabili, ma sappiamo che se qualcuno alza la testa, sono pronti altri precari che, pur di lavorare, accettano condizioni di lavoro senza nessuna garanzia. Quando prendevi al mese, quando lavoravi come dipendente a tempo determinato? Prendevo in media 900 euro e, considerato che vivo da solo e ne pago di affitto 450, non rimaneva certo molto per vivere. Ma almeno, quello di prima era uno stipendio sicuro. Lavorando con contratti a progetto, invece, rischio di pagare di più di tasse di quello che guadagno. E' per questo che negli ultimi tempi ho deciso di fare l'archeologo a livello gratuito al Museo civico di Rovereto, mentre sto facendo tre mesi a tempo determinato con le Poste. Nei mesi scorsi, durante la vendemmia, ho lavorato anche presso una cantina. Rischi così di svolgere lavori che non hanno niente a che fare con quello che hai studiato. Del resto non ci sono molte altre alternative. Ho tentato anche di ottenere un dottorato, ma in Italia è un terno al lotto: solo una minima parte degli incarichi sono con borsa, così, o si ha già una base economica che ti permette di svolgere le tue ricerche senza percepire un soldo, o riesci ad ottenere un incarico pagato perché hai conoscenze. L'alternativa è trasferirsi all'estero, dove le possibilità sono molto più numerose. Io ho moltissimi amici che l'hanno fatto, ma non è possibile che la nostra unica speranza sia migrare. Ma c'è un altro elemento che peggiora la nostra condizione. Quale? Questo stato di cose scatena tra noi precari una competizione deleteria, pur di ottenere un posto di lavoro. Così, non basta impegnarsi per fare bene il proprio lavoro, ma si è sempre pronti a mettersi i pali tra le ruote. Servirebbe invece organizzarsi di più, per cambiare insieme lo stato di cose.

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