Trento

La nuova biblioteca universitaria è già insufficiente

Alla Buc, la mattina, si formano lunghe code di studenti e la domenica la folla cresce 


di Emanuele Del Rosso


TRENTO. Nemmeno le otto del mattino di fronte alla Buc di Trento, con il termometro ancora sotto lo zero e il vento forte, e già gli studenti iniziano ad arrivare, in ordine sparso, per un’altra giornata di studio.

La Buc, Biblioteca Universitaria Centrale, ha aperto a fine novembre 2016 ed è meta di pellegrinaggio obbligata per le migliaia di universitari della città. Con i suoi 400 posti a sedere distribuiti su cinque piani e 13 chilometri di scaffali per ospitare più di 300 mila volumi, è certamente uno dei fiori all’occhiello del sistema bibliotecario trentino. Facciate e tetto a vetrata, seimila metri calpestabili, tecnologie all’avanguardia, panorama bucolico fatto di montagne ora spolverate di neve.

«Ma dovreste vedere com’è la domenica - dice Alessandra, studentessa al terzo anno di Giurisprudenza - qui apre alle due ed è l’unica biblioteca aperta in città. C’è coda fino a metà del palazzo di fronte». Alessandra spiega che durante la settimana la situazione è tranquilla, anche se la Buc si riempie comunque piuttosto in fretta, nel giro di pochi minuti. È nel week end che però le cose si fanno più difficoltose. Infatti, con l’arrivo di queste nuove sale, il Cial di via Verdi ha iniziato a ridurre il servizio: gli orari di apertura sono passati dalla mezzanotte alle sette e quarantacinque, il sabato si chiude all’ora di pranzo e la domenica non si apre per nulla. La tonnara di studenti accalcati alle porte del Cial la domenica alle due ora si ammassa, di fatto, alle porte della Buc, la domenica, sempre alle due.

In più, spiegano le due studentesse, non appena i corsi riprenderanno, tutti gli studenti fuori sede saranno di nuovo in città e naturalmente vorranno fermarsi a studiare in centro, durante la settimana e nel week end. Il rischio è che la situazione si complichi ancora di più. «Non ci spieghiamo perché abbiano chiuso il Cial - commenta Chiara, anche lei studentessa di giurisprudenza fuori sede - Nel momento in cui aprono una biblioteca nuova sarebbe giusto implementare il servizio, non sostituirlo. Implementare un servizio significa lasciare quello che c’è e fare qualcosa in più».

Tanto più che, spiega, il Cial non ha niente che non va; per certi versi è, perché più centrale e più facilmente raggiungibile, addirittura migliore per studiare la sera, specialmente in inverno. Secondo Chiara, la Buc è molto bella e molto funzionale, ma ad entrambe le studentesse è capitato di non trovare posto a sedere, soprattutto in giorni nei quali le altre sale studio sono chiuse – durante le vacanze, per esempio, o appunto la domenica. D’altra parte è vero, come spiegano dalla reception della Buc, che questa biblioteca ha almeno cento posti a sedere in più del Cial e che il fatto che quello resti chiuso la domenica, e che abbia orari ridotti, consente di risparmiare. Oltretutto, a breve sarà aperta una nuova sala, esterna alla Buc ma collegata ad essa. Questo consentirà di aumentare la capienza della biblioteca e aiuterà a risolvere il problema del vagabondaggio di studenti che cercano un tavolo per preparare e passare, si spera, i propri esami.













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