L’Azienda sanitaria «salva» i punti nascite periferici

Pronto il documento che permette di ripristinare parti cesarei e indotti. Tre giorni fa la riunione organizzativa. Ma nel 2015 si farà una nuova valutazione


di Gianfranco Piccoli


ALTO GARDA. L’assessore Donata Borgonovo Re ha mantenuto la promessa formulata in occasione della visita all’ospedale di Arco, a fine gennaio. Nei giorni scorsi l’Azienda sanitaria ha, nella sostanza, consentito nuovamente i parti cesarei e i parti indotti anche nelle strutture periferiche, casistica considerata a rischio e «vietata» con il provvedimento redatto la scorsa estate. L’Azienda non ha cambiato i contenuti del documento che ha creato il “casus belli”, ma ha fornito un allegato interpretativo che riporta la situazione (quasi) allo stato precedente.

Nel frattempo è stata predisposta una bozza di modifica della ridefinizione dei servizi dedicati all’area materno-infantile, ma non è stata ancora varata, in attesa - evidentemente - di nuove valutazioni sui punti nascita periferici.

Tutto bene quindi? Diciamo che la situazione resta in stand-by, visto che è intenzione dell’Azienda sanitaria (e quindi dell’assessorato alla sanità) fare una verifica della situazione del punto nascite di Arco nel 2015. I prossimi mesi, quindi, saranno probabilmente decisivi per definire il futuro del reparto di ostetricia dell’ospedale di riferimento per l’Alto Garda e Ledro. Una situazione che riguarda, in verità, anche gli ospedali di Cles (che ha numeri del tutto simili a quelli di Arco), Tione e Cavalese.

Mercoledì si è tenuto l’incontro tra il primario Arne Luehwink, e il personale del reparto di ostetricia-ginecologica: è stato in questa occasione che Luehwink ha spiegato lo stato dell’arte ed ha annunciato che dal giorno successivo (giovedì 13 marzo) l’ospedale di Arco, facendo proprie le direttive dell’Azienda sanitaria, avrebbe ricominciato a mettere in calendario i parti cesarei programmati. Il segnale del ritorno alla «normalità». Verranno invece dirottate a Rovereto e Trento le donne che presentano situazioni ad alto rischio (ma questo accadeva già prima, anche se con un minimo di discrezionalità).

Ad Arco, insomma, almeno per ora, si tira un sospiro di sollievo. Proprio dall’Alto Garda era partito l’allarme, nei mesi scorsi, sul futuro dei punti nascita periferici. Un allarme dettato dalle nuove direttive imposte dall’Azienda sanitaria, direttive che, nella sostanza, prevedevano il dirottamento su Rovereto e Trento di tutte le gravidanze che prevedevano anche un basso livello di rischio.

«Con questi parametri - aveva detto all’epoca il primario Luehwink - dimezzeremo i parti nel giro di un anno». Una sorta di condanna alla chiusura per un reparto che ad oggi rimane ancora attorno alla soglia dei 500 parti.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano