Impiegato licenziato, Dana condannata

Per il giudice è stato un provvedimento «ritorsivo»: l’azienda deve reintegrare il lavoratore



ARCO. Il licenziamento è stato «ritorsivo» e le ragioni dell'azienda «appaiono del tutto pretestuose e dimostrano ampiamente come la società abbia inteso liberarsi ad ogni costo di un dipendente non gradito». Con queste dure parole il giudice Miche Cuccaro ha condannato la Dana Italia Spa al reintegro di Christian Santoro.

Il contenzioso, che si è concluso in primo grado nei giorni scorsi, affonda, come osserva lo stesso giudice, in tempi diversi rispetto al licenziamento, che è stato formalizzato a Santoro il 5 marzo scorso. Santoro, assunto dalla multinazionale, che ha una sede ad Arco, nel maggio del 2007, era stato per due volte demansionato: prima da impiegato ad intermedio, e successivamente da intermedio ad operaio. Provvedimenti che avevano spinto il dipendente della Dana a rivolgersi alla giustizia per veder riconosciuta l'illegittimità della decisione dell'azienda. In primo grado il giudice gli aveva dato parzialmente ragione, riconoscendo illegittimo solo il secondo demansionamento, mentre nel secondo grado di giudizio il giudice ha accolto in pieno le ragioni esposte da Santoro, difeso dall'avvocato Angela Modena, del foro di Rovereto.

Una volta concluso il contenzioso per demansionamento a favore del dipendente, la Dana ha inviato a Santoro la lettera di licenziamento «per giustificato motivo oggettivo» motivato «dall'inesistenza nell'organizzazione aziendale di mansioni equivalenti e compatibili con la sua professionalità… tanto nello stabilimento di Arco che negli altri stabilimenti in Rovereto e Montano Lucino».

A tal proposito, Cuccaro definisce «inverosimile» l'affermazione, considerando che nei tre stabilimenti Dana occupa 800 dipendenti. Secondo il giudice, Dana non ha dimostrato l'assoluta impossibilità di ricollocare il lavoratore secondo quanto imposto dalla sentenza della Corte d'appello di Trento.

«Altrettanto inconsistente, e pienamente idonea a dimostrare il carattere ritorsivo del licenziamento, - argomento ancora il giudice - la motivazione relativa alla pretesa soppressione, sin dal gennaio 2012, della mansione di specialista controllo ingranaggeria addetto alla macchina Hofler. Come già accertato nella precedente vertenza, la macchina Hofler è ancora presente presso lo stabilimento di Arco ed alla stessa anziché adibire il ricorrente è stato adibito altro operaio».

Da qui la decisione del giudice Cuccaro di dichiarare la nullità del licenziamento comminato al ricorrente in quanto ritorsivo e la condanna al reintegro immediato.

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