Il «Maso chiuso» che salva l'agricoltura

In Trentino non esiste più, in Alto Adige è rifiorito. Lo strano caso di Tret e Sant Felix


Carlo Bridi


SAN MICHELE. Che la normativa del "Maso Chiuso" applicata in Alto Adige avesse una validità dal punto di vista economico, non vi sono mai stati dubbi, ma la discussione fin dagli anni Sessanta era sugli aspetti negativi che questa legge porta sul piano sociale. All'epoca il diritto al mantenimento dell'azienda era saldamente legato al primogenito.
Il figlio più vecchio rimaneva titolare dell'azienda e gli altri fratelli se volevano rimanere in azienda lo facevano a livello dei "servi". E' evidente che dal punto di vista economico il diritto successorio, applicato per l'Italia solo in Alto Adige, con alcune variabili fin dal lontano 1787 ed aggiornato più volte, ha dato i suoi risultati. Una prova evidente la si ha in Alta Valle di Non dove esiste un caso da manuale: due paesini che distano meno di due chilometri fra di loro, ma che sono uno in Alto Adige, Sant Felix ed uno in Trentino: Tret, frazione di Fondo. Ebbene dai dati emersi, viene completamente confermata questa affermazione. Tant'è che il caso è stato oggetto di studio di ben due Università, nell'arco di quarant'anni. Negli anni Sessanta lo studio è stato realizzato da due studiosi americani: Eric R. Wolf e John W. Cole e recentemente da Margareth Lanzinger e Edith Saurer dell'Università di Vienna. Ambedue gli studi analizzano le sorprendenti differenze fra i due paesi: non è solo un problema di cultura, tradizioni, lingue diverse, ma anche sistemi economici diversi. Questo, perché a Tret vige il codice civile italiano e quindi l'eredità viene suddivisa fra i coeredi, mentre a Sant Felix con la legge del "Maso Chiuso" l'eredità spetta solo ad un figlio che ora non è più necessario sia il primogenito, ma può essere anche un altro dei figli o una figlia, prima assolutamente vietato, che sceglie di rimanere in campagna. Ma a cosa ha portato questo? La riposta viene dall'indagine condotta dalla Lanzinger e dalla Saurer presentata sabato sera nell'aula magna della Fem all'interno del seminario permanente di Etnografia Alpina organizzato dal Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina dalla Lanzinger, con John Cole che ha parlato della propria esperienza di frontiera nascosta quarant'anni dopo. La Lanzinger ha evidenziato come a Sant Felix si sia conservata un'agricoltura fiorente, mentre a Tret gran parte degli agricoltori hanno abbandonato la terra e sono andati a lavorare a Trento o nella zona artigianale di San Felix. Un dato è molto significativo: la produzione lorda vendibile del settore agricolo è aumentata del 100% dall'1981 al 1994 a Sant Felix, a Tret solo del 20%. Secondo la ricercatrice, ciò è attribuibile anche al fatto che la Provincia di Bolzano ha fatto una scelta di sostegno alle aziende agricole di montagna, mentre «non sembra così per il Trentino». Ma c'è un'altra differenza importante. Mentre i boschi di Tret sono di proprietà comunale quelli di Sant Felix sono dei privati ed hanno un ruolo importante nell'economia aziendale. Sono stati valutati anche altri parametri dalle ricercatrici viennesi e dai loro studenti. Ad esempio, il patrimonio edilizio nei 40 anni è raddoppiato a Sant Felix, ma non solo: sono case belle e molto ben curate, mentre tutto è rimasto pressoché invariato a Tret. E ancora, mentre a Sant Felix vi sono ben 27 masi chiusi, cioè 27 aziende efficienti, a Tret non si è assistito a nessuna azione di rafforzamento della maglia poderale e le aziende agricole si sono ridotte a cinque.
Ma vi sono anche delle interessanti integrazioni, inimmaginabili ai tempi della prima indagine degli americani: dal 1980 gli allevatori di Sant Felix portano il loro latte al caseificio di Fondo, mentre si assiste ad un numero sempre maggiore di matrimoni misti andando così ad incidere in uno degli aspetti più delicati delle tradizioni quello del ruolo gerarchico nella famiglia, che in Alto Adige è ancora patriarcale.

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