il caso 

Il Comune di Trento con le casse vuote

La Provincia chiede di restituire l’anticipo della Tares: 12,4 milioni (2 per Trento). Il sindaco Andreatta: «Senza liquidità non pago gli stipendi ai nostri dipendenti»


di Chiara Bert


TRENTO. Due milioni di euro. È quanto la Provincia chiede al Comune di Trento di restituirle per la quota di Tares (la tassa comunale sui rifiuti e sui servizi) che Piazza Dante ha anticipato allo Stato. Ma il Comune quei soldi al momento non li ha in cassa. «O li pago alla Provincia o pago i miei dipendenti», ha detto ieri il sindaco Alessandro Andreatta all’assessore provinciale Carlo Daldoss, che ha presentato la proposta di delibera al Consiglio delle autonomie.

Andreatta non è tipo da toni allarmistici e vorrebbe evitare le polemiche. Ma non può nascondere una realtà difficile: «Ci sono mesi dell’anno, solitamente ottobre e novembre (prima che entrino gli introiti della tassa sulla casa, ndr) in cui, non ricevendo liquidità, ci troviamo con dei seri problemi di cassa - spiega il sindaco - e questo l’ho detto a Daldoss. Andare in sofferenza ci mette in difficoltà. Negli ultimi anni siamo costretti ad andare in anticipazione di cassa, significa che dobbiamo farci anticipare i soldi dalle banche fino a 25-26 milioni». Una scelta che implica anche interessi da pagare agli istituti di credito, dunque maggiori uscite per il Comune.

Il problema, ammette Andreatta, «vale anche per la Provincia» che ha anticipato allo Stato la quota della Tares e ora la reclama dai Comuni per poter finanziare gli investimenti: «Ma la nostra difficoltà - aggiunge il sindaco - è data dal fatto che abbiamo decine di milioni di euro che non ci arrivano dalla Provincia, o meglio che ci arrivano in ritardo. E questo ci condiziona in certi momenti dell’anno come questo. Ecco perché trovarci ora a dover versare altri 2 milioni diventa oggettivamente complicato».

Il conto complessivo, per i Comuni trentini, ammonta a 12,4 milioni di euro, che equivalgono alla stima del gettito fatta dal Ministero dell’economia nel 2013, che incassa una parte delle entrate Tares. La Provincia ha anticipato i soldi, e oggi li chiede indietro, come stabilito nel Protocollo di finanza locale 2014. Ieri pomeriggio il Consiglio delle autonomie locali ha espresso parere favorevole alla delibera di Daldoss. Il periodo massimo di restituzione da parte dei Comuni è stato fissato in tre annualità, 2016-2017 e 2018. Le osservazioni hanno posto in evidenza le difficoltà in particolare del Comune di Trento di effettuare il pagamento di 2.084.933 euro. Su questo punto Andreatta si è astenuto. «Invece di chiederci indietro la Tares a rate - ipotizza il sindaco - la Provincia potrebbe valutare di ridurci l’importo dai trasferimenti».

Il problema comunque resta, e non riguarda solo Trento. «La realtà - osserva Andreatta - è che dovremo tenere duro fino al 2018, quando la speranza di noi sindaci è che finalmente possa essere allentato il patto di stabilità». Una promessa che il governo ha fatto a più riprese, con l’obiettivo di garantire agli enti locali di poter spendere le risorse che hanno a disposizione per finanziare gli investimenti. L’ultima in ordine di tempo quella del ministro dell’economia Pier Carlo Padoan durante il Festival dell’economia di Trento, dove ha annunciato la volontà di garantire flessibilità in particolare per le regioni virtuose. L’allentamento del patto di stabilità è una previsione inserita anche nell’accordo finanziario tra la Provincia e lo Stato. Per capire quali saranno gli spazi di manovra bisognerà attendere la legge di stabilità.

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