«Gay deviati», bufera su Divina

L’Arcigay: «Violenza verbale inaudita». La Cgil: «Parole da incultura»



TRENTO. «Abbiamo ascoltato per anni le uscite del fieramente omofobo Gubert, che ha assimilato l’omosessualità alla zoofilia, etichettando le unioni fra due uomini come amore di serie zeta. Abbiamo subito i periodici attacchi di Giovanardi, che tra le altre cose ha paragonato un bacio in pubblico fra due donne a chi “fa pipì per strada”. E da ultima, alla vigilia della discussione parlamentare del ddl contro l’omofobia, ecco l’uscita del senatore Divina. Adesso la misura è colma». E’ una replica durissima quella che l’Arcigay del Trentino affida ad una nota di duro commento contro le esternazioni del senatore Divina contro l’omosessualità. «Affermare che un figlio omosessuale sia un deviante e un anormale è inaccettabile, soprattutto per dei genitori, per i quali è disarmante che un senatore della Repubblica italiana possa permettersi di offendere così impunemente loro e i loro figli. Perché qui si tratta di un’offesa, di un insulto, non di un’opinione. Un insulto tanto più grave perché pronunciato prendendo ad esempio delle condizioni di fragilità e sofferenza di genitori che nella realtà di tutti i giorni accolgono con amore i loro fogli anche se “delinquenti, cretini e deficienti”. Più che il genitore - continua la nota - disgraziato sarebbe quel figlio che si ritrovasse un padre o una madre così privo di sensibilità da avere il coraggio di definirlo una disgrazia. Perché questa violenza verbale cessi c’è evidentemente bisogno di un lungo lavoro culturale, ma anche che la legge nazionale contro l’omofobia, ponga un limite a queste continue aggressioni».

Sulle parole di Divina è intervenuto anche il segretario della Cgil Paolo Burli: «Le parole di Divina sono ingiustificabili. Non si può infatti accostare la libera espressione del proprio orientamento sessuale alla deliquenza o alla devianza. Divina scende nel campo dell'incultura della discriminazione giocando con le parole ma ribadendo un concetto: avere un figlio gay è una disgrazia».













Scuola & Ricerca

In primo piano

Il caso

Chico Forti lascia il carcere a Miami, rientro in Italia più vicino: "Per me comincia la rinascita"

Da ieri il 65enne trentino, condannato all’ergastolo per omicidio, è trattenuto dall'Immigrazione Usa: nelle scorse ore firmato l’accordo per scontare la pena in Italia. Lo zio Gianni: "Speriamo in tempi brevi"

LA PROCEDURA. La sentenza Usa sarà trasmessa alla Corte d'Appello di Trento
IL RIMPATRIO. Il ministro Nordio: «Chico Forti, lavoriamo per il suo ritorno in Italia il prima possibile»
IL PRECEDENTE Nordio: "Gli Usa non dimenticano il caso Baraldini"
COMPLEANNO Chico Forti, 64 anni festeggiati in carcere: "Grazie a chi mi è vicino" 
IL FRATELLO DELLA VITTIMA Bradley Pike: "E' innocente"

CASO IN TV La storia di Chico in onda negli Usa sulla Cbs