Dorfles, l'energia universale al Mart

Fino a febbraio la grande e colorata suggestione delle sue «opere recenti»


Elisabetta Rizzioli


ROVERETO. Nel 1988 Gillo Dorfles - nato a Trieste nel 1910, è una fra le più importanti figure di artista e di intellettuale nel panorama italiano dal dopoguerra ad oggi, in piena attività come autore di saggi, editorialista, e critico nonché come artista - confessava a Luciano Caramel che «L'atto di disegnare e dipingere è stato per me, sin dall'infanzia, qualcosa di quasi coercitivo, e mi ha obbligato a riempire di sgorbi (o erano mirabili invenzioni?) le pagine dei miei libri».

I temi dell'infanzia e della pittura come necessità interiore ineludibile ritornano ora con grande forza nella mostra «Gillo Dorfles. Opere recenti al Mart di Rovereto», per la cura di Luigi Sansone con la collaborazione di Daniela Ferrari, visitabile fino al 12 febbraio 2012.

Il percorso espositivo dedicato a Dorfles - fondatore fra l'altro del gruppo d'avanguardia "Movimento Arte Concreta", tocca i momenti salienti della sua ricerca, che ha inizio negli anni Trenta, nel solco dell'espressionismo e del surrealismo. Nelle sue prime prove pittoriche sono già presenti motivi che si ritrovano nelle opere del 2009: forme enigmatiche e sinuose che sembrano emergere da un substrato inconscio, e che non sono leggibili né con i codici della figurazione né con quelli dell'astrazione.

La costante presenza di queste figure, spesso su fondo scuro, fa pensare al tentativo di tradurre in arte una ricerca interiore di "energia universale", come scrive nel catalogo della mostra Luigi Sansone, che precisa: "Dorfles crea inedite creature, organismi indefinibili, nati da contaminazioni tra mondo umano, animale e vegetale, fluttuanti e dinamici in un perenne processo di evoluzione: una pittura libera, carica di immagini fantastiche, dove l'immagine entra nell'opera non più dalla natura esteriore, ma piuttosto da quella interiore dell'artista, assumendo gli infiniti aspetti e la poesia che le relazioni delle forme suggerite dalla fantasia possono determinare."

Nei presupposti del Movimento per l'Arte Concreta fu infatti centrale il tentativo di far convivere una pittura geometrica con tendenze più organiche. Successivamente Dorfles si stacca dai presupposti della pittura concreta, cercando di orientare la propria espressione pittorica verso la totale liberazione da ogni costrizione. Sino agli anni Ottanta, tuttavia, la sua produzione pittorica rallenta, per un maggiore impegno nell'insegnamento e nella critica d'arte, così come per la consapevolezza di una personale incompatibilità con movimenti come l'Informale, l'Arte Povera, e la Pop Art.

Dagli anni Ottanta ad oggi, Dorfles è tornato a dipingere personaggi fantastici e arcani, aggiungendovi l'elemento di una "vitalità meccanica", evidente in opere come "Robot II", del 1987, o "Cybernauta", del 2001, lavori questi ultimi ove si colgono elementi di inquietudine che ritornano in "Perplessità", o "Incubo giallo", entrambi del 2000, ove Dorfles cattura l'incertezza interrogativa che avvolge l'alba di un nuovo millennio. Secondo Sansone, è proprio in queste recentissime fasi che Dorfles, centenario, ha realizzato i suoi capolavori - primo fra tutti "Vitriol", 2010, una figura amorfa grigio-verde in cui si legge la scritta esoterica Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Ocucltum Lapidem. Proprio nelle sue ultime opere al Mart ciò che colpisce sono "il disagio dell'uomo critico davanti a tutto ciò che è convenzionale e conformista": la gioia di poter esprimere la ricchezza di un mondo interiore ricco e misterioso.













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