Dolomiti, anche Messner boccia il logo: che errore

Anche per il re degli 8.000, il logo del valdostano Arnaldo Tranti è da bocciare: «Sembra New York», il secco commento


Martina Capovin


BOLZANO. Niente da fare. Anche per Reinhold Messner, uno degli uomini-simbolo delle Dolomiti oltre che re degli 8.000, il logo del valdostano Arnaldo Tranti, è da bocciare: «Sembra New York», il secco commento.

Non c'è pace per il marchio creato dal designer valdostano e scelto dalla giuria presieduta da Cesare Micheletti che rappresenterà la Fondazione Dolomiti Unesco nel mondo, ma che dal giorno della sua presentazione non ha ricevuto altro se non una valanga di critiche, compresa quella del fotografo Oliviero Toscani.

Nemmeno l'alpinista altoatesino l'ha gradito, pur non lanciandosi in commenti troppo lapidari.

«Non riesco semplicemente ad entrare nell'ottica del creatore - spiega Messner a margine della presentazione della sua ultima fatica editoriale - anche sforzandomi in quelle immagini non riesco a vedere le nostre Dolomiti, ma piuttosto la skyline di New York. Quelli rappresentati sembrano quattro grattacieli siti in cima ad una collina. Potrebbe essere il logo perfetto per una metropoli, ma di certo non per le la montagna più bella del mondo.

Sono certo che tutti ci abitueremo a questo simbolo in pochissimo tempo, anche se purtroppo l'identificazione non c'è ora e non ci sarà mai. Chi ci ha lavorato avrebbe potuto fare di meglio, anche se ho visto gli altri simboli finalisti e non mi pare - conclude il re degli Ottomila - ce ne fosse uno migliore».

Un voto insufficiente anche da Reinhold Messner dunque per quest'immagine definita da alcuni "una vergogna per le Dolomiti", da alti "uno scherzo di cattivo gusto" e da Oliviero Toscani addirittura carta igenica. Una pessima scelta, secondo il noto fotografo e pubblicitario, quella di lasciare una decisione del genere nelle mani di esperti di marketing.

«Le Dolomiti sono un'opera d'arte, questo logo invece è adatto per la carne in scatola», ha detto con proverbiale schiettezza.  Ma sommersi da una valanga di giudizi negativi, vi ne sono anche alcuni di positivi, tra i quali quello dell'assessore altoatesino al turismo Hans Berger.

«Mi sembra eccessivo dire, come hanno fatto alcuni, che le Dolomiti non si meritano una cosa così brutta. E nemmeno - prosegue Berger - voglio unirmi alla folta schiera di persone che hanno bocciato questo simbolo, che secondo me, merita un giudizio positivo».

Poi spiega l'assessore: «Per creare il logo e per sceglierlo tra tutti quelli proposti ci si è affidati ad una squadra di designers ed esperti di marketing, che sicuramente sanno fare il loro lavoro. Hanno scelto un'immagine simbolica, nella quale le quattro cime rappresentano i quattro versioni della scritta "Dolomiti".

Effettivamente se vi fossero state rappresentate le Tre Cime ci sarebbe stata una riconoscibilità ed un'identificazione maggiori. Ma credo anche che in questo modo saremmo rimasti chiusi in degli schemi antiquati. Sono un logo ed un messaggio moderni che si adattano, come ovvio che sia, ai nostri tempi. Non siamo mica rimasti fermi a cent'anni fa».

Poi conclude: «Ci tengo inoltre a sottolineare che nessun politico ha messo "lo zampino" nella decisione. Noi facciamo il nostro lavoro, gli esperti hanno fatto il loro, e secondo me, l'hanno fatto bene».  Insomma, una delle pochissime voci che si sono tolte dal coro dei delusi. Tra queste rarità, c'è il parere del pubblicitario trentino Loris Lombardini: «Nulla di geniale, ma tutto sommato non mi dispiace».

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