Deputati trentini «pro» vitalizi

I nostri politici hanno votato tutti contro la proposta di abolizione


Ubaldo Cordellini


TRENTO. La gente normale per andare in pensione deve lavorare minimo 35 anni, se va bene. I parlamentari no. A loro bastano cinque anni di contributi per avere un vitalizio di 2.500 euro al mese. Un deputato dell'Idv, Antonio Borghesi, aveva presentato un disegno di legge per abolire il privilegio, ma la Camera compatta, compresi i deputati trentini, ha votato contro.
Del voto che ha difeso il vitalizio per i parlamentari se ne è occupata la trasmissione di Milena Gabanelli Report. Il disegno di legge presentato dal deputato veronese Antonio Borghesi prevedeva che i contributi venissero versati agli enti previdenziali di provenienza. In questo modo, chi verrà eletto alla camera dei Deputati o al Senato, manterrebbe la sua pensione originaria, anzi leggermente superiore perché per tutti gli anni del suo mandato riceverebbe i contributi da parlamentare che, in media sono superiori a quelli dei lavoratori dipendenti. Il disegno di legge puntava a scardinare l'attuale sistema del vitalizio per i parlamentari. Adesso i rappresentanti del popolo hanno diritto a un vitalizio quando hanno passato almeno 5 anni in Parlamento. Con il minimo dei versamenti, appunto 5 anni, gli ex parlamentari hanno diritto, a partire dai 65 anni di età, a un assegno vitalizio di 2.500 euro al mese.
Fino a 4 anni fa bastava metà legislatura per maturare il diritto al vitalizio che, in precedenza, era di 3.108 euro al mese. In precedenza c'era un sistema ancora più generoso. Bastava un giorno in Parlamento per avere il diritto a versare i contributi fino alla fine della legislatura e ricevere poi il vitalizio immediatamente.
«Io ho presentato un disegno di legge contro questo privilegio assurdo - spiega Borghesi al telefono da Roma- Le persone normali devono lavorare 40 anni per avere diritto alla pensione. Ai parlamentari bastano cinque anni. Per abolire questo privilegio, io avevo previsto che i contributi di Camera e Senato potessero finire agli enti previdenziali di appartenenza. In questo modo gli eletti avrebbero diritto alla loro pensione originaria, anzi a una pensione maggiore perché i versamenti di Camera e Senato sono più alti di quelli della media dei lavoratori. La Camera ha respinto la proposta a grandissima maggioranza. Ma io non demordo. La presenterò ancora».
La votazione si è tenuta in settembre alla Camera, ma non ha avuto alcuna eco nazionale. L'esito del voto è stato quasi bulgaro: Su 525 presenti, 22 hanno votato a favore del disegno di legge 498 contro. I deputati trentini hanno votato tutti contro all'abolizione del vitalizio. Un voto assolutamente bipartisan: hanno votato contro, Laura Froner e Letizia De Torre del Pd, ma anche Maurizio Fugatti della Lega. Voto contrario anche dei deputati altoatesini Giorgio Holzmann del Pdl e Luisa Gnecchi del Pd. Voto contrario anche per il capolista in Regione del Pd Gianclaudio Bressa e per la capolista del Pdl Manuela Di Centa, Maurizio Del Tenno non ha partecipato al voto. Contrari anche i due deputati della Svp Sigfried Brugger e Karl Zeller.
Da notare che in Consiglio regionale il vitalizio è stato abolito del tutto. I consiglieri versano il 30 per cento dell'indennità lorda a un fondo pensione e riceveranno un assegno a partire dai 65 anni.

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