Dellai: «Rischio tensioni al Festival dell’Economia»

Il presidente preoccupato per le minacce di proteste clamorose. «Non vogliamo essere costretti a blindare l’evento»


di Robert Tosin


TRENTO. Dellai parla di clima, di percezioni, di sentori. In poche parole attorno al Festival dell’economia il presidente non vede un’aura di serenità e di tranquillità ideale per discutere di temi drammaticamente attuali che pure hanno bisogno del contributo di tutti. «Sì, c’è una certa preoccupazione - dice il presidente della Provincia - perché da quello che si sente in giro, da inviti, da mail si sta cercando di trasformare il Festival in una sorta di palcoscenico sul quale mettere in atto proteste e denunce. Il Festival deve restare aperto. Non posso pensare di dover blindare questa manifestazione che proprio per sua natura deve essere aperta a tutti. Se dovessimo organizzare gli appuntamenti su invito o magari chiedendo la carta d’identità a chi segue i dibattiti avremmo snaturato l’evento».

L’allarme di Dellai è preoccupante, ma in effetti - al di là di quelli possono essere i momenti di tensione seguiti dalle forze dell’ordine e legati soprattutto all’arrivo di ministri e sottosegretari - il difficile momento di crisi e le batoste piovute sul capo dei contribuenti sotto forma di tasse sempre meno sopportabili hanno sollecitato l’indignazione dei cittadini. E che il Festival possa essere usato come vetrina per dimostrare il malcontento non è certo idea peregrina. Chi vuole far sentire la propria voce, durante la manifestazione avrà il megafono cercato e magari un pubblico - quello delle autorità che contano - a portata di voce.

«Si sente di convocazioni di gruppi di protesta durante la manifestazione - dice Dellai -e sappiamo anche che qualche ministro ospite è più esposto di altri sui temi caldi di questi tempi. Ma mi auguro che prevalga il buon senso e si approfitti invece di questa occasione per discutere e trovare idee all’altezza di una situazione difficile».

La presenza piuttosto consistente del governo tecnico, a partire da quella di Elsa Fornero, forse la più esposta dell’intero esecutivo sulle tematiche del lavoro, ma anche l’arrivo di banchieri e finanzieri di primissimo piano a livello internazionale possono in effetti stimolare operazioni sopra le righe. L’ultimo messaggio poco conciliante arriva dal sindacato di base multicategoriale che chiama a raccolta per il 2 giugno, inneggiando alla ribellione e commentando poco simpaticamente il ministro Fornero. E’ questo che teme il presidente: che il clima di un evento della portata del Festival sia inquinato da episodi di tensione che per essere contenuti rischierebbero di rovinare la filosofia di fondo di un appuntamento aperto a tutti.

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