Comuni Alta Anaunia, sì all'Unione

Via libera dal Consiglio delle autonomie: entro il 2020 la fusione


Gianfranco Piccoli


ALTA VAL DI NON. Se la volontà popolare non esprimerà un parere diverso con il referendum, prima del 2020 Cavareno Fondo, Malosco, Romeno, Ronzone e Sarnonico si fonderanno in un unico comune, diventando così il secondo più grande della val di Non per abitanti (dopo Cles) e il quattordicesimo del Trentino.

Il Consiglio delle autonomie ha votato all'unanimità (parere vincolante) il via libera all'Unione dei comuni dell'Alta Anaunia, che dovrebbe prendere corpo dal 1 gennaio 2013. Da quel momento l'Unione avrà 5 anni di tempo per trasformarsi in fusione. Un via libera arrivato al termine di un percorso complesso, non solo per motivi «interni» alla val di Non, ma perché il documento approvato rappresenta la piattaforma sulla quale costruire future unioni in provincia di Trento. Non è un caso che il voto, all'ordine del giorno già il 25 gennaio scorso, sia slittato per riuscire a trovare un testo condiviso.

Diciamo la verità. I sei comuni dell'Alta val di Non hanno dovuto digerire qualche boccone indigesto, ovvero le condizioni «dettate» da un documento dove hanno pesato non poco le Comunità di valle, che nelle unioni dei comuni vedono un pericoloso concorrente in termini di competenze e risorse («non siamo sovversivi, abbiamo individuato un percorso dove i sindaci ci mettono la faccia», ha chiarito con veemenza Adriano Marini, sindaco di Malosco). Non a caso non è passata la richiesta - verbalizzata da Sandro Abram, sindaco di Sarnonico, e Lorenzo Widmann, sindaco di Romeno - di escludere dalle competenze della futura Unione solo quelle attualmente in capo alle Comunità. Leggi: future nuove competenze assegnate alle Comunità, dunque, verranno tolte anche all'unione dell'Alta Anaunia.

Su questo punto irremovibile non solo Sergio Menapace, presidente della Comunità della val di Non, (che comunque si è detto soddisfatto per l'accordo), ma anche di Cristiano Trotter, presidente della Comunità di Primiero.  C'era poi l'altro nodo spinoso, quello dei termini temporali. Cinque anni per la fusione sono la metà di quanto previsto dalla legge regionale. Tradotto, significa meno risorse. Ma su questo Marino Simoni, presidente del Consiglio delle autonomie, è stato intransigente: con i chiari di luna, serve prudenza. Anche per non suscitare le ire degli altri comuni.

Alla fine il punto è passato all'unanimità. Ora serve il via libera (ma dovrebbe essere una formalità) della giunta provinciale. Al di là degli scontenti (Gilberto Zani, sindaco di Cavareno si è detto «amareggiato», per il metodo), il passaggio di ieri rappresenta un momento storico per l'Alta val di Non, che con la fusione potrà pensare ad una strategia unica per pianificare il futuro, anche in termini di sviluppo turistico. Se non ci saranno intoppi, l'Unione nascerà con il 2013, poi entro cinque anni - referendum permettendo - andrà completato il processo di fusione. La speranza è che sulla carrozza salgano anche Amblar, Don e Ruffrè, i tre comuni dell'Alta Anaunia rimasti per ora alla finestra.













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