Jerta Pizzini, la “Callas della Val di Gresta”

RONZO CHIENIS. La Val di Gresta degli ortaggi biologici e dei paesaggi estremamente panoramici possiede altresì un aspetto culturale degno di nota dove però, tralasciando il filone tradizionale,...


Aldo Cadili


RONZO CHIENIS. La Val di Gresta degli ortaggi biologici e dei paesaggi estremamente panoramici possiede altresì un aspetto culturale degno di nota dove però, tralasciando il filone tradizionale, caratterizzato dai cori e dagli eventi musicali “più moderni” (l’efficiente ambito bibliotecario merita una valutazione a sé stante), si denotano, purtroppo, delle lacune che ci si augura possano essere colmate. Tra esse, una doverosa menzione va fatta alla “passione”, in passato, per operette e commedie che in quel di Pannone hanno tradizione decennale con periodiche esibizioni nel teatro parrocchiale. Verso la fine degli anni '60 – ricordano diversi abitanti del paese – venne rappresentata per ben sette volte, all’insegna del “tutto esaurito”, con pubblico proveniente da tutta la valle, l’operetta “Nostra di Castelbarco”, scritta da don Valerio Bottura (allora parroco di Pannone) e musicata dal dottor Enrico Less (in quel tempo medico condotto della valle).

“Nostra di Castelbarco”

Il sacerdote si era ispirato all’omonimo romanzo storico del XVI sec. di Pietro de Alessandrini, riguardante un evento amoroso tra nobili avvenuto tra il 1530 e il 1540 ed ambientato proprio nel castello di Gresta. Sul palcoscenico dell'allora neocostruito teatro parrocchiale (prima della costruzione del teatro le commedie venivano rappresentate nelle “ère” delle case), si cimentarono giovani e meno giovani, bambini e anziani del paese (una trentina di persone), con tanto di scenografie, costumi e orchestrina. Due anni fa, l'operetta fu ripresa e messa nuovamente in scena in forma ridotta di recital e costituì lo spettacolo d’apertura della stagione teatrale promossa dal Comune di Mori. L'anno scorso è stata inserita anche nel programma della stagione operistica dell'Associazione “Amici dell'Opera E. Garofalo” di Rovereto e rappresentata alla sala Filarmonica di Rovereto. E' stato molto emozionante ridare vita a questa parte di "storia grestana". La gente la ricorda con nostalgia ed affetto che ha sempre dimostrato con la calorosa partecipazione. Sul palco, questa volta, gli attori della compagnia teatrale Gustavo Modena di Mori, i solisti e il coretto di Pannone e Varano diretti e accompagnati al pianoforte dal maestro Marco Ferrari. La rappresentazione è stata maggiormente apprezzata grazie all'esibizione canora, nel ruolo della protagonista Nostra di Castelbarco, della “Callas della val di Gresta”.

La timbrica vocale

Si tratta del soprano grestano Jerta Pizzini, dal particolare timbro vocale di soprano drammatico di agilità (il più raro tra i timbri sopranili; quello della celeberrima Maria Callas, per intenderci). La sua timbrica vocale, scura e drammatica, è maggiormente valorizzata nei ruoli mozartiani e verdiani ma grazie anche all'ampia estensione vocale (facilità sia nelle note acute che nelle note gravi) può spaziare in un ben più vasto repertorio. L’attività musicale di Jerta Pizzini, con la collaborazione didattica della soprano leggero Elisa Luppi, è esclusivamente amatoriale, una peculiarità che permette di affrontare con maggiore passione artistica le periodiche esibizioni pubbliche, immancabilmente molto applaudite dal pubblico. Ne è un esempio la sua fantastica interpretazione dell'aria “Casta Diva” tratta dall'opera “Norma” di Vincenzo Bellini, la prediletta dalla Callas. Purtroppo la lirica, l'opera, non è per tutti e al giorno d'oggi, tranne in qualche rara occasione, le scelte di organizzare spettacoli musicali in Val di Gresta ricadono su altri “generi”: auspicabile una maggior sensibilizzazione per riportarla in auge.













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