Joy Val di Non Alps, vertici “congelati” per protesta 

Alta Val di Non. L’assemblea della società non sposa la linea dura di Donato Seppi, ma chiede di più alla Provincia. Da Trento, su un piano di 1,2 milioni di euro, ne sono arrivati solo 200 mila


Giacomo Eccher


Coredo. Quasi unanimità (un astenuto, con soci in rappresentanza del 70,73% del capitale sociale) per il bilancio chiuso al 31 ottobre 2019 della Joy Val di Non Alps (già Altipiani Val di Non spa), la società che fa capo a 11 Comuni della sponda sinistra della valle di Non (da Predaia e Ton a Ruffré Mendola e Fondo) e che gestisce le tre stazioni sciistiche della Mendola, Predaia e Monte Nock.

Rinvio “sine die” invece per la nomina degli amministratori in scadenza, decisione che l’assemblea, riunita nell’ex aula consiliare di Coredo, ha preso per protesta contro la mancata risposta della Provincia al piano di investimenti da oltre 1,2 milioni predisposto dalla società e fatto proprio da 10 Comuni che controllano la gran parte del capitale sociale. Nella missiva da Trento infatti si conferma un finanziamento di “soli” 200.000 euro e senza specificare se si tratta di trasferimento diretto o sottoforma di aumento di capitale da far sottoscrivere pro quota dai Comuni. Sul punto il presidente Ivan Larcher è stato perentorio: non me la sento, e nemmeno gli altri membri del Cda, di accettare un reincarico in una situazione in cui mancano certezze di futuro.

Su questo, più che sul bilancio che al 31 ottobre 2019 si era chiuso con un utile simbolico di poco più di 6.000 euro, si è sviluppato il dibattito stimolato anche dalla lettera, di cui abbiamo dato conto ieri, del sindaco di Ruffré Mendola, Donato Seppi. Una linea dura, quella di Seppi, che alla fine non è stata condivisa dall’assemblea, che ha chiesto a Larcher di ricercare, seppure in extremis, un nuovo canale di dialogo con l’assessorato al turismo sulla scorte dei contatti che c’erano stati in passato e che lasciavano presagire tutto un altro esito. «Non molliamo, vediamo di recuperare il recuperabile, non possiamo fermarci qui adesso»- ha detto il vicesindaco di Cavareno, Luca Zini. Sulla stessa linea anche l’intervento di Paolo Forno, sindaco di Predaia (Comune che detiene il maggior peso delle quote sociali) che ha ricordato che gli investimenti ipotizzati erano stati sollecitati proprio dagli amministratori provinciali con l’invito a guardare oltre la punta dei piedi e con una visione di futuro.

Per il socio Lino Rizzardi (l’unico socio privato presente in assemblea) il rapporto con la Provincia forse andava costruito diversamente, proponendo ad esempio un piano con il coinvolgimento di capitali anche privati. In proposito Rizzardi ha citato l’impianto sciistico di Bolbeno, il più a bassa quota del Trentino, il cui sviluppo è stato approvato in pieno dalla Provincia grazie anche al consistente budget di 600.000 euro di risorse private.

Quanto al bilancio chiuso al 31 ottobre gli aspetti principali sono la riduzione degli incassi (-13%) rispetto all’esercizio precedente mentre è cresciuta (+11%) la quota di incassi estiva. Nel 2018 (dicembre) c’era stata la cessione alla Patrimonio Trentino spa dell’impianto del Monte Nock. Nella relazione di Larcher anche una disamina della stagione 2019 – 2020 segnata sul finire dalla chiusura anticipata causa Covid. «A parte questo, l’andamento era stato più che buono con un aumento di passaggi, rispetto all’inverno precedente, sia in Predaia sia alla Mendola ed una buona tenuta del Monte Nock il cui impianto, ormai destinato al settore agonistico, ha visto presenze di Sci Club da mezzo Trentino. Positivo pure l’andamento degli stagionali (840) con 30.000 primi ingressi, 14 gare organizzate e 1.258 atleti partecipanti.















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