Turismo dolce, obiettivi in Val di Cembra 

A Faver il forum per la Carta europea. Da marzo la revisione del piano di gestione della rete di riserve


di Daniele Erler


ALTAVALLE. Lo definiscono il “turismo dolce”, perché allo stesso tempo si attirano visitatori e si tutela l’ambiente. Ufficialmente si chiama invece “turismo sostenibile” ed è un modello sempre più diffuso in Europa, lì dove ci sono parchi o aree naturali. Anche la val di Cembra fa la sua parte: lunedì a Faver, comune di Altavalle, si è tenuto il forum di monitoraggio per la Carta europea del turismo sostenibile. È una certificazione che da qualche anno è stata riconosciuta alla rete di riserve di tutto il Trentino. Compresa quindi quella dell’Alta val di Cembra e dell’Avisio, nata nel 2011 nei comuni di Altavalle, Capriana e Segonzano.

La certificazione è valida per cinque anni, ma ogni anno si deve fare un incontro per verificare che tutto stia andando come previsto: ed è proprio quello che è successo lunedì. Darne conto è un modo per spiegare quanto si sta facendo in valle per unire turismo e rispetto per la natura. Anche se il processo può sembrare macchinoso, in realtà ha poi degli effetti molto concreti. Partiamo allora dall’inizio, da quando nel 2011 è nata la rete di riserve: un’area protetta dall’alto valore naturalistico, riconosciuta in Val di Cembra grazie all’accordo fra i comuni, la comunità di valle, l’Asuc e la Provincia. Nel 2016 la rete ha aderito al percorso provinciale per aderire alla Cets, la Carta europea del turismo sostenibile. È una certificazione elaborata nel 1991 dalla Federazione Europarc, l’organizzazione europea che riunisce più di 400 aree protette. Aderirvi significa entrare in un programma di sviluppo turistico che prevede anche la partecipazione di altri attori sul territorio. Così, nel corso del 2017, gli incontri territoriali organizzati in tutte le reti di riserve aderenti hanno permesso di coinvolgere 146 attori e portatori di interesse locali: 75 operatori privati, 23 pubbliche amministrazioni, 14 tra aziende per il turismo e consorzi turistici e 45 tra associazioni, musei e simili. Questo a livello provinciale, ma anche a livello locale sono stati organizzati una serie di incontri di progettazione partecipata sul territorio. Così sono state compilate 30 “schede azione”, ovvero progetti concreti di turismo sostenibile che coinvolgono sia i privati sia gli enti pubblici. Si va dall’impegno per la formazione degli operatori all’organizzazione di appuntamenti didattici. Dalla manutenzione della sentieristica esistente alla valorizzazione, nelle strutture ricettive, del territorio della rete e dei suoi prodotti.

L’incontro di lunedì ha permesso di tirare le fila su quanto si sta facendo. Ma con l’occasione è iniziato anche il processo di revisione del “piano di gestione” della rete di riserve. È un aspetto molto importante, perché in sostanza si devono individuare gli obiettivi e le azioni di conservazione e valorizzazione da intraprendere per il futuro.

Punto di partenza sarà un incontro pubblico, aperto a tutta la popolazione, il 4 marzo alle 20.30 a Segonzano. Tutti potranno poi presentare delle proposte concrete di valorizzazione del territorio, direttamente sul sito della rete di riserve.















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