Dai Ciucioi al Rifugio antiaereo la pittura rupestre di Furlini

LAVIS. Questa volta l’artista Liberio Furlini sorprenderà tutti con opere di “pittura rupestre”. A Lavis, ad organizzazione del Comune e della Regione, Furlini espone 230 opere realizzate su lastre...


Gino Micheli


LAVIS. Questa volta l’artista Liberio Furlini sorprenderà tutti con opere di “pittura rupestre”. A Lavis, ad organizzazione del Comune e della Regione, Furlini espone 230 opere realizzate su lastre di porfido e granito posizionate in tre luoghi diversi (Palazzo de Maffei, Giardino Bortolotti “Ciucioi” e Rifugio antiaereo) da oggi al 31 ottobre. Mostra visitabile nei giorni di giovedì e venerdì (15-18), sabato e domenica (10-12 e 14-18). Possibilità di visite, anche nei giorni e orari non presenti in calendario, su appuntamento telefonico al 337 395242.

«L’arte rupestre è senza tempo - evidenzia Tullio Pasquali, conservatore onorario del Muse, nel presentare la mostra di Furlini - sia quella pittorica che graffita, essa è l’espressione di un “disegno preparatorio” sviluppatosi attraverso i millenni, nel lento percorso dell’intera umanità. In tutti i popoli l’arte come tale ha sempre occupato una posizione rilevante».

Sono dipinti che si trovano nelle grotte o sui muri di pietra oppure sui soffitti presenti in tantissime parti del mondo. Quelle di Liberio Furlini traggono spunto da tali raffigurazioni preistoriche su temi di rappresentazione delle attività umane o su temi religiosi, come pure la raffigurazione dei graffiti non visivi ma elaborati con cui si ottiene un risultato tridimensionale. Il titolo della mostra è: “ Un universo di arte senza tempo. Le pitture rupestri e i graffiti di tutto il mondo. L'uomo da sempre ha lasciato un segno del proprio passaggio”.

Illustrando le sue opere Furlini mette in risalto che: «Non sono per nulla delle fedelissime copie del modello scelto, ma le propongo con delle varianti personalizzate, per esempio nei colori e nel movimento della figura. Inoltre ho trasformato in pittura l’arte graffita, vale a dire quella incisa direttamente sulla roccia. E ho rielaborato alcune sculture preistoriche a tutto tondo in rappresentazioni pittoriche. In questo modo ho abbracciato idealmente a livello mondiale tutta l’arte, dalle origini a qualche secolo addietro».

L’artista spiega inoltre che: «La mostra non è suddivisa in periodi cronologici, ma bensì in continenti e a loro volta in stati, addentrandosi in località dove le manifestazioni artistiche sono presenti. Così l’esposizione rispetta la macro-area di appartenenza a prescindere dall’epoca, dando al visitatore, passando da un pannello all’altro, la possibilità di afferrare il bandolo che accomuna tutta l’arte a livello mondiale, vale a dire la volontà inconscia dell’uomo di lasciare su una superficie naturale, da oltre 40.000 anni, un segno del proprio passaggio terreno per chi verrà dopo di lui».

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