Lavoratrici Eurospar, il giudice: «Trasferimento illegittimo» 

Quattro donne con contratto part-time erano state mandate a Tione ed Ala dopo aver rifiutato la modifica contrattuale. La sentenza: non c’erano ragioni organizzative a giustificare lo spostamento



ARCO. Potranno tornare nella sede di lavoro di Arco le quattro lavoratrice part-time del supermercato Eurospar trasferite lo scorso settembre nei punti vendita di Tione ed Ala. Lo ha stabilito il giudice del lavoro Michele Cuccaro, accogliendo le tesi delle quattro dipendenti (difese dall’avvocato Alessio Giovanazzi) che hanno impugnato il provvedimento di Aspiag. Il trasferimento era arrivato al termine di una lunga trattativa nel corso della quale l’azienda aveva chiesto una maggiore flessibilità alle lavoratrici, in particolare per quanto riguarda domeniche e giorni festivi. Alcune avevano aperto alle richieste dell’azienda, ma rifiutando una modifica delle condizioni contrattuali.

Secondo il giudice nella decisione dell’azienda non vi erano reali necessità organizzative. «Stride, in particolare – si legge nella sentenza - la circostanza che tra i tanti dipendenti part-time del punto vendita di Arco la scelta di quelli da trasferire sia caduta sulle ricorrenti, ossia sulle uniche lavoratrici che nel corso della trattativa dei primi mesi dell’anno 2018 hanno rifiutato la richiesta di modifica dell’orario di lavoro avanzata da Aspiag». Secondo il giudice, a riprova dell’assenza di motivazioni organizzative, vi è il fatto che nel punto vendita di Arco lavorino due persone che hanno chiesto il trasferimento a Tione e altrettante ad Ala: nonostante ciò, ad Ala e Tione sono finite le quattro lavoratrici arcensi.

«Ampiamente dimostrativa della scarsa correttezza che ha complessivamente caratterizzato il comportamento datoriale deve ritenersi – al di là del poco credibile tentativo di ridimensionamento operato dal capo area vendite Aspiag Ernesto Ditadi nel corso dell’udienza del 10.1.19 - l’espressione dallo stesso formulata in sede di trattativa». Ovvero, Ditadi aveva affermato che chi non avesse accettato il nuovo orario sarebbe stato trasferito. Da qui la decisione del giudice del rientro immediato delle ricorrenti nella sede di lavoro di Arco. Aspiag è stata anche condannata al pagamento delle spese di giudizio.

«La vicenda è iniziata in aprile – si legge in una nota di Carlo Monte, sindacalista della Fisascat Cisl - quando l’azienda in questione ha comunicato ad alcune lavoratrici part-time la volontà di cambiare loro la turnazione degli orari inserendo inoltre la clausola della flessibilità, costringendo quindi queste ad essere sempre a disposizione dell’Azienda e facendo di fatto cadere le normative che regolano il lavoro part-time (conciliazione tempi, lavoro e famiglia). La Fisascat Cisl del Trentino è intervenuta per cercare una soluzione che andasse incontro alle esigenze aziendali e a quelle delle lavoratrici; tutte le lavoratrici coinvolte si sono date disponibili ad alcune modifiche ma l’azienda non ha ceduto sulla clausola di flessibilità». «Questo trasferimento - afferma ancora Monte - quindi risulta essere semplicemente una ritorsione per il rifiuto ricevuto». (g.f.p.)













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