Ribelli allo stadio, lo studio



Le prime formazioni del tifo organizzato, i più antichi gruppi ultras d'Italia, sono nati nel 1968, nelle metropoli del Nord. Lo ricorda Enrico Brizzi, scrittore che con la storia del calcio ha frequentazioni non episodiche e che firma la prefazione ad un libro dedicato proprio alla storia degli ultras italiani. È un lavoro completo e documentato quello di Pierluigi Spagnolo, giornalista della Gazzetta dello sport. Un lavoro che nasce, parole sue, da anni di stadio e di studio: passione, letture, ricerche, incontri. Il risultato è I ribelli degli stadi (Odoya editore), una storia del movimento ultras italiano che diventa lettura imprescindibile – oltre che viaggio accompagnato da una corposa documentazionecopertina iconografica, bibliografica e filmografica – per chi voglia cercare di capire le caratteristiche di quella che Brizzi definisce «l'unica sottocultura specificatamente italiana, insieme ai paninari degli anni Ottanta, sfaccettata ed eterogenea, presenza fissa nelle cerimonie collettive, in questo caso quelle calcistiche». Il grande merito di Spagnolo è l'accostarsi senza pregiudizi a quella che è una storia vera. Per raccontare – date, nomi, fatti alla mano – la vicenda di chi è considerato ora teppista e facinoroso, ora sostenitore colorato e passionale. Padroni violenti del calcio o ultimi romantici in un mondo che ha perso gran parte della sua genuinità? Prepotenti e fuori controllo o vittime di un'ostilità da parte dello Stato che non trova uguali in altri contesti? Angeli o demoni? Né gli uni né gli altri, dice Spagnolo, al termine di 285 pagine dove analizza, racconta, spiega. Lo fa in sette capitoli, lettura mai noiosa. Il tifo e le origini: il 2 maggio 1920, a Viareggio, muore Augusto Morganti, tifoso della squadra viareggina, ucciso da un carabiniere durante scontri tra tifosi: è la prima vittima... Poi i figli del ‘68, gli anni Settanta, tra Brigate rossonere di sinistra e Brigate gialloblù di destra e gli anni Ottanta e Novanta con episodi drammatici e dolorosi (Paparelli, Spagnolo...) per arrivare ai giorni nostri. La citazione iniziale è di George Orwell. "Nell'epoca dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario"













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