Due ingegneri e un grafico: la pizzeria è plurilaureata

Trento. Prendi due ingegneri (uno strutturista ed una ambientale), un grafico specializzato da decenni nello sviluppo di siti web... e ti ritrovi con un panificio artigianale, che ogni giorno sforna...



Trento. Prendi due ingegneri (uno strutturista ed una ambientale), un grafico specializzato da decenni nello sviluppo di siti web... e ti ritrovi con un panificio artigianale, che ogni giorno sforna pizze, pagnotte e focacce. Un’alchimia singolare, certo, ma che la dice lunga sulla potenza della passione. Due di loro hanno lasciato il lavoro - lasciato, non rinnegato - per dedicarsi in toto alla nobile arte bianca. È nato così il Forno Urbano, attività artigianale in pieno centro storico, in via Manci, aperta all’inizio di maggio.

Protagonisti di questa bella storia sono Cristina Milone, 43 anni, ingegnere ambientale di Trento, il marito Thomas Violi, ingegnere edile di 42 (nato a Bolzano), e Luca Casanova, 52 anni, bolzanino doc. Regista del progetto è Thomas, che sin dai tempi dell’università - complice papà - ha coltivato la passione per la cucina in generale e per gli impasti in particolare. «Ad un certo punto ho voluto affinare le mie conoscenze e mi sono iscritto a dei corsi professionali: mi guardavano storto», racconta. Dopo la laurea, quattro anni alla Metalsistem (tre a Rovereto, uno a Parma) e altri undici nello studio Ennequadro di Bolzano, a districarsi con successo tra calcoli statici e progettazioni. Nel tempo libero, ha continuato a mettere letteralmente le mani in pasta, sperimentando le mille strade della farina. Un lavoro che ha diffuso tramite un blog che è tutto un programma, ing.Pizza, tuttora attivo. In mezzo un’altra passione, quella per l’arrampicata sportiva, che ha portato Thomas a frequentare la palestra Cai di Bolzano. Dove ha incontrato il suo futuro socio: Luca. Tra un 6C+ ed un 7b tirato, i due hanno cominciato a parlare di pane e focacce. Con Luca che, grazie ai consigli dell’amico, si è definitivamente abbandonato ai piaceri della lievitazione: «Impastare è diventato il mio antistress». Luca è nato ragioniere e si è inventato grafico pubblicitario e sviluppare di siti web insieme al fratello, con il quale ha condiviso decenni di lavoro nell’agenzia di comunicazione Casanova di Bolzano.«Il lavoro che facevo mi piaceva e mi serviva per pagare il mutuo -spiega Thomas - però volevo qualcosa di mio: dovevo scegliere se buttarmi totalmente sull’arte bianca e sulla libera professione come ingegnere». La risposta si chiama Forno Urbano. «Il mio lavoro è cambiato negli anni, ma ancora mi piaceva- dice Luca - però non volevo arrivare fino all’ultimo giorno avendo a che fare con i numeri. Avevo bisogno di sviluppare la mia manualità».

Diverso il discorso per Cristina, che il lavoro in uno studio tecnico lo ha perso causa crisi annifa. Poi sono arrivati due bambini e un nuovo lavoro, quello di mamma a tempo pieno. Ed ora questa opportunità del forno, condivisa con il marito.

Vien da chiedersi, vista la storia che vi raccontiamo: ma vale la pena ammazzarsi di studio? «Lo studio è fondamentale - risponde senza esitazioni Thomas - perché comunque ti dà un metodo universitario che ti permette di affrontare ogni situazione con una flessibilità mentale che altrimenti non potresti avere».

La filosofia del Forno Urbano? «Prodotti italiani di qualità, biologici; verdure fresche di stagione per le farciture, prese al mercato quasi ogni giorno, carni e salumi Cainelli». G.F.P.













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