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Soft skills: cosa sono e perché sono utili le competenze trasversali

Nella sfera professionale ma anche in quella scolastica hanno sempre più importanza: la scuola ha un ruolo fondamentale nell’aiutare ragazzi e ragazze a focalizzare e sviluppare queste caratteristiche



Negli ultimi anni il mercato del lavoro ha attraversato mutamenti profondi, che avvengono in tempi molto più rapidi rispetto al passato. Al tempo stesso, è diventato più “liquido”, cioè difficile da ascrivere in categorie ben precise, più mutaforme e sfuggente alle previsioni. In un contesto del genere, come fare ad aiutare le persone – e in modo particolare i giovani studenti – a intraprendere i giusti percorsi formativi, quelli che poi un domani permetteranno loro di accedere preparati a mestieri e professioni?

La sfera di cristallo non la abbiamo, chiaro. Ed è difficile affermare con certezza che i lavori più richiesti ad oggi lo saranno anche tra 5 o addirittura 10 anni. La soluzione è rappresentata dalle cosiddette “soft skills”, ovvero le competenze trasversali. Quelle di cui tutti suggeriscono di dotarsi, per affiancarle alle competenze tecniche, le “hard skills”.

Soft skill e hard skill, le differenze

Ma cosa significa, in termini concreti? In generale, le competenze tecniche (definite anche hard skills) sono quelle necessarie per svolgere una certa attività o una professione; le competenze tecniche teoriche di base si acquisiscono in un percorso di istruzione e/o formazione professionale, mentre il loro approfondimento operativo avviene mediante l’esperienza pratica nei luoghi di lavoro (stage, tirocini, lavoro vero e proprio). Ad esempio, le hard skill di un programmatore web sono la conoscenza dei linguaggi HTML, CSS o Javascript.

Le competenze trasversali (soft skills) sono, invece, le conoscenze, capacità e qualità personali che caratterizzano il modo di essere di ogni persona nello studio, sul lavoro e nella vita quotidiana. Proprio per questo motivo si chiamano “trasversali”, perché non si riferiscono ad ambiti tecnici o a conoscenze specifiche di una materia di studio, ma chiamano in causa tutti quegli aspetti della personalità e della conoscenza che ognuno utilizza ogni giorno nei diversi contesti. Sono, per esempio, la capacità di comunicare bene agli altri il proprio pensiero, di relazionarsi correttamente con le persone rispettando i loro diversi ruoli, di lavorare in gruppo, di essere flessibili, di essere propositivi. Sempre per restare all’esempio del programmatore che abbiamo fatto poco sopra, anche la più approfondita e raffinata conoscenza dei linguaggi di programmazione si rivelerà ben poco utile, se poi questa persona non è in grado di lavorare in team o di rispettare le scadenze.

Le competenze trasversali sono, insomma, decisive e dirimenti quando si devono prendere delle decisioni, quando si cerca di uscire da una situazione difficile, quando si deve riorganizzare un progetto di lavoro, quando si sta con gli altri, ogni volta che si deve imparare qualcosa di nuovo.

Competenze trasversali, un ruolo chiave

Lo stesso Parlamento Europeo, nel dicembre del 2006, ha emanato una prima raccomandazione a tutti gli Stati membri relativa alle “competenze chiave” necessarie per far fronte alle continue sfide di una società globalizzata e di un mondo in rapido mutamento e caratterizzato da forti interconnessioni. Una seconda Raccomandazione del Consiglio d’Europa, del maggio 2018, ha aggiornato il testo di quella precedente.

Le competenze chiave indicate dall’Unione Europea, sono in sintesi: competenza alfabetica funzionale, competenza multilinguistica, competenza matematica e tecnologica, competenza digitale, competenza sociale, competenza imprenditoriale, competenza culturale.