La Trento bianconera rialza la testa

Tic, manie e rituali di festa dopo lo scudetto della Juventus. E a Pinzolo qualcuno comincia a rimpiangerla


di Luca Franchini


TRENTO. Emozionante? "Quanto il Mondiale 2006”. Il giocatore simbolo? "Pirlo". Il segreto del successo? "Il gruppo plasmato da Antonio Conte". E' lo scudetto visto dal popolo juventino e dai “vip” trentini di fede bianconera. Partiamo da chi ieri era allo stadio a Trieste, uscito dal campo con tanto di souvenir. «E' stata una serata dalle emozioni forti - spiega il noto volto di Rttr Michele Pasqualotto, uscito dallo stadio con una zolla del campo del Nereo Rocco -. Peccato solamente che ci fosse mezzo stadio vuoto: d'altronde, per volere di Cellino, i biglietti di tribuna e distinti andavano dai 150 ai 200 euro». Come ha vissuto la partita? «Non sono per natura uno scalmanato, ma questa volta ho fatto l'ultra, in mezzo alla bolgia in curva - continua Pasqualotto -. E' stata una festa diversa da quella degli scudetti precedenti. Una gioia… più gioia. Anche perché, scusate: la tua acerrima "nemica" batte la diretta concorrente e ti regala la gioia dello scudetto. Cosa può volere di più uno juventino?».

E' stato un "successo rock" per Federico Sassudelli, batterista-cantante dei Bastard Sons of Dioniso e giocatore della Vigolana in Seconda Categoria: «E' stato uno scudetto bellissimo, perché inaspettato e maturato domenica dopo domenica. Il giocatore simbolo? Pirlo, una mezza follia del Milan che è diventata l'arma vincente della nostra Juventus. Quest'estate potrebbero venderci Seedorf...». Entra nel tecnico, invece, Totò Improta, ex giocatore di Trento e Bolzano ed ora allenatore della juniores dell'Alto Adige. «Per me la svolta è arrivata quando Conte ha capito che aveva centrocampisti eccezionali – spiega Improta - Prima tendeva a sacrificare Vidal o Marchisio, poi è passato al 3-5-2, facendoli giocare assieme. E non ce n'è stato più per nessuno. Un singolo? Direi Vidal, ma anche Del Piero: ha giocato spezzoni di 10-15 minuti ed è sempre riuscito a lasciare il segno. Cose da campioni». «Non dimentichiamoci che Conte è pure laureato in fisiatria – aggiunge l'ex deputato Luigi Olivieri, presidente dello Juventus Club della val Rendena -. Piaccia o meno, ha portato un sistema di gioco mai visto: aggressività, pressing continuo, ha detto no al leader e ha scelto il gruppo. La sintesi del lavoro di Conte è Bonucci: un giocatore fischiato ad inizio campionato, a cui il mister è riuscito a togliere quell'arrogante senso di superiorità, rendendolo capace di mettersi al servizio della squadra».

Una simpatica provocazione: la Juve è andata via dalla “sua” Pinzolo ed ha cominciato la sua scalata. «E' diverso – conclude Olivieri -. La Juve ha cambiato staff tecnico e si è riaffidata agli Agnelli, gente che di calcio ne capisce». Infine, non può mancare il commento di uno juventino “doc” come Reoberto De Laurentis. «Avevo scommesso che non saremmo andati oltre al quinto posto – commenta il presidente dell'associazione artigiani della Provincia di Trento -, a riprova che non becco un pronostico a morire. Ho vissuto questa avventura con il carattere di Conte, che è riuscito a trasmetterlo alla squadra. La differenza? Noi abbiamo finito correndo, gli altri hanno finito in ginocchio. La sorpresa? Vidal. Il segreto? Il non aver mai perso: io sono un trapattoniano, punto primo “non prendere gol”. Poi uno lo faccio: magari di fegato, ma lo faccio».













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