Ecco l’Inter, Pinzolo è freddina

Nemmeno mille spettatori sugli spalti per il primo allenamento dei nerazzurri


di Maurizio Di Giangiacomo


PINZOLO. Subito cinquemila abbracci nerazzurri, titolavamo tre anni fa, allo sbarco dell’Inter campione del mondo a Pinzolo. Da allora è cambiato il mondo e sono cambiate anche le gerarchie del calcio. Il triplete, qualche mese fa, l’ha messo a segno il Bayern Monaco e i tifosi – giustamente – affollano le tribune dello stadio di via Pomerio, ad Arco, dove la squadra ereditata da Pep Guardiola si sta allenando proprio in questi giorni.

In Val Rendena, adesso, complici la crisi economica, un’estate che ancora stenta a decollare – anche ieri giornata fresca e grigia – ma soprattutto la stagione più che deludente dei nerazzurri, gli abbracci si contano non più a migliaia, ma a centinaia. Poco più di una trentina, anche a causa dello sbarco all’Hotel Beverly con quasi un’ora di anticipo sulla “cronotabella” degli organizzatori, quelli che hanno scaldato il cuore di mister Mazzarri e dei calciatori nerazzurri appena scesi dal pullman. Forse sei-settecento, rappresentanti dei media e addetti ai lavori compresi, le persone che hanno assistito al primo allenamento del ritiro di Pinzolo, in un clima non proprio caldissimo, anzi...

#Amala dicono, scrivono e twittano i tifosi dell’Inter. Parola d’ordine rispettata, con tanto di applausi ai primi giri di campo di Cambiasso e compagni, incitamenti a Milito e coretti per Nagatomo. Ma l’atmosfera non è proprio quella di un’alba di grandi speranze. I grandi nomi ci sono – Samuel e Chivu, tanto per farne un paio – ma sono appunto quelli di qualche anno fa; i giovani di belle speranze pure – uno su tutti l’ex sampdoriano Icardi – ma sono promesse ancora tutte da mantenere.

I tifosi dell’Inter, quasi infreddoliti, rivolgono l’unica vera ovazione a Walter Mazzarri, tecnico che a Napoli ha dimostrato tutto il suo valore, uomo al quale Massimo Moratti e il popolo nerazzurro hanno dato carta bianca per la ricostruzione. «Noi vogliamo questo scudetto», gli urlano da dietro il reticolato, «noi ci proviamo», risponde sorridendo l’allenatore livornese, che ieri si è limitato ad un breve discorsetto prima dell’allenamento incentrato su una breve corsetta e su due partitelle a ranghi allargati, prima con le mani e poi a due tocchi e gol di testa.

Ancora in Argentina per la convalescenza dopo la lesione al tendine d’Achille capitan Zanetti, l’impressione è che il grande assente di questo ritiro sia un altro, Erick Thohir, il magnate indonesiano nel quale i tifosi dell’Inter, soprattutto quelli che ieri sono rimasti a casa, confidano davvero per tornare a sognare i top players e la Champions League, gli scudetti e il triplete.

Ma del Thohir non v’è certezza – per adesso si parla di una trattativa tra Moratti e il possibile nuovo socio ben avviata, ma nulla di più – e il club nerazzurro sembra intenzionato a fare con quello che offre il convento: Isla e Nainggolan rinforzi a centrocampo e un mezzo top player – ieri si è parlato dell’argentino Ezequiel Lavezzi, un attaccante che in effetti Mazzarri conosce molto bene – che potrebbe anche arrivare, ma solo al costo di una cessione eccellente come quella di Ranocchia, per il quale i possibili aquirenti Manchester, Napoli e Milan non sembrano peraltro disposti a mettere sul piatto i 20 milioni pretesi dal club milanese.

Eccolo spiegato, il clima freddino di questa prima giornata del ritiro rendenese della squadra nerazzurra. Il mondo è cambiato, le gerarchie del calcio pure, il triplete e i cinquemila abbracci si sono spostati sull’Alto Garda. Chissà se Mazzarri, Moratti e il convitato di pietra Thohir sapranno mai riportarli a Pinzolo.

@mauridigiangiac

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