«Disturbo e inquinamento minacciano i pipistrelli» 

Oggi a Comano, il chirottologo Claudio Torboli racconta “il popolo della notte”  «Negli ultimi anni in tutta la regione le consistenze sono nettamente calate»


di Maddalena Di Tolla Deflorian


COMANO. Le cavità ipogee come grotte, miniere o ripari, hanno un ruolo importante nella vita di molte specie di pipistrelli e proprio per questo sono studiate e monitorate Se ne parla questa sera, 10 luglio, a Comano, in Biblioteca, alle 21. La conferenza è proposta nel contesto del progetto “Cavo, cavi, cave, caves. Spazi oscuri da riempire di sapere”.

Il progetto multidisciplinare, realizzato dalla Sat e dalla Fondazione Museo civico di Rovereto, è stato avviato a novembre 2017; descrive grotte, ripari, cavità, crateri dal punto di vista naturalistico, storico-archeologico, artistico, utilizzando varie forme di divulgazione. Partecipano le Biblioteche di Arco, Cles, Primiero, Pergine e Giudicarie esteriori, in ambiti territoriali diversi, e una scuola roveretana per il progetto grafico. Il relatore che martedì racconterà biologia e conservazione dei chirotteri, è Claudio Torboli, naturalista ed educatore ambientale, socio di Albatros srl., società leader nel campo delle ricerche faunistiche. Il chirottologo è autore e coautore di diverse pubblicazioni scientifiche sull’avifauna e da oltre vent’ anni dedica molta parte della sua vita a studiare i pipistrelli.

Torboli, quante specie di pipistrelli vivono nella nostra regione?

«Poco meno di trenta, alla luce di nuove segnalazioni e variazioni tassonomiche degli ultimi anni. Per molte di queste abbiamo solo sporadiche osservazioni e poche conoscenze sulla loro distribuzione provinciale in quanto si tratta di animali non particolarmente facili da studiare».

In che stato di conservazione si trovano i pipistrelli in Trentino-Alto Adige?

«Tutte le popolazioni europee di pipistrelli sono andate incontro a drammatiche riduzioni sia a livello numerico che distributivo, negli ultimi decenni. Tale tendenza ha interessato anche il territorio regionale anche se - grazie alle misure di conservazione adottate - pare che il loro decremento si sia in parte fermato».

Come vengono studiati e monitorati e come si passa da studio a conservazione?

«La provincia di Trento ha una “tradizione” nello studio dei Chirotteri con dati a partire dalle seconda metà del secolo scorso. Negli ultimi anni Servizio Conservazione della Natura della Provincia, Muse e Albatros srl hanno attivato tutta una serie di azioni mirate alla loro conservazione. In particolare si tratta di monitoraggi delle colonie riproduttive, recupero conservativo di spazi utilizzati dagli animali e altri interventi diretti alla loro salvaguardia. Tutte queste iniziative permettono inoltre di ottemperare agli obblighi derivanti da fatto che i pipistrelli sono specie tutelate da apposite direttive europee».

Quali sono i fattori di pressione e rischio per questi animali nelle Alpi?

«I pipistrelli stanno soffrendo della progressiva riduzione dei siti dove si riproducono o dove trascorrono l’ inverno in letargo, che spesso si trovano in spazi usati dall’ uomo. Inquinamento, disturbo e cambiamenti nel paesaggio tradizionale alpino, contribuiscono inoltre a rendere decisamente più difficile la vita a questi straordinari mammiferi».

Quando e come rischiamo di provocare loro disturbo, cosa possiamo evitare di fare per lasciarli in pace insomma?

«Il più delle volte la presenza dei pipistrelli è mal tollerata, a causa di tutta una serie di credenze e leggende negative che li perseguitano. Si tratta di animali molto sensibili al disturbo antropico in quanto la loro dedicata biologia è caratterizzata da periodi critici, come il letargo e la riproduzione. Ogni forma di disturbo, anche involontaria o in buona fede, può arrecare loro danno. È buona abitudine quindi lasciarli il più tranquilli possibile. Laddove i pipistrelli utilizzino degli spazi che ci “servono” è bene affidarsi ad esperti per trovare semplici soluzioni che permettano una pacifica convivenza».

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