Funambolo cade per 150 metri e muore 

La tragedia sui Lessini: il trentenne modenese Matteo Pancaldi, pioniere della Slackline, non era agganciato alla sicura



AVIO . Era uno dei pionieri italiani della Slackline, la disciplina che consiste nel camminare in equilibrio nel vuoto su una fettuccia tesa tra due tiranti. Aveva iniziato nel 2011 a Barcellona, - dove si era poi laureato in farmacia - in spiaggia assieme ai compagni di Erasmus. A gennaio dello scorso anno aveva fatto parlare di sé e della associazione che aveva messo in piedi con altri amici, l’Asd Slackline Bologna, per aver attraversato camminando sulla fettuccia a una quindicina di metri d’altezza la centralissima piazza Maggiore, nel capoluogo emiliano, una performance pensata per promuovere la Slackline, che aveva fatto breccia anche su tv e social. Matteo Pancaldi, 30 anni di Spilamberto, in provincia di Modena, ha trovato la morte precipitando per circa 150 metri, cadendo dalla fettuccia tirata tra i Denti della Sega, una zona della Lessinia al confine con il Trentino. La tragedia è avvenuta nel tardo pomeriggio di venerdì, quando il gruppetto emiliano composto da due ragazze e due ragazzi, tra cui Pancaldi, avevano teso la fettuccia da un picco a un altro, passando attraverso un sentiero che facilita l’attrezzatura del percorso. Prima di Pancaldi, un altro ragazzo del gruppo aveva “testato” la Slackline. Poi toccava a lui percorrere i circa 140 metri di fettuccia per raggiungere il picco opposto. Non si tratta di folli fanatici, la Slackline prevede che l’atleta sia imbragato e agganciato a una cima di sicurezza che lo trattiene in caso di caduta. Un sistema rodato che preserva da danni e lesioni gravi, senza esporre i praticanti a rischi inutili. Ma purtroppo qualcosa non ha funzionato venerdì, a poco meno di 1.400 metri di quota. Come hanno confermato i carabinieri, Matteo Pancaldi indossava l’imbragatura ma non era assicurato, non è chiaro se per un imprevisto o una fatale distrazione, o se sia scivolato mentre si apprestava a iniziare la traversata, prima ancora di legare l’imbrago alla cima. Pare che, dopo il primo passaggio effettuato da un amico, Pancaldi stesse tensionando la linea per renderla più sicura, sporgendosi per cinque o sei metri sulla fettuccia, ma senza essersi agganciato all’imbrago che lo avrebbe salvato, forse tradito da un eccesso di confidenza. All’agghiacciante caduta nel vuoto hanno assistito i tre compagni, che sono subito scesi a valle lungo il sentiero per soccorrere l’amico. Ma purtroppo, dopo un volo simile, non c’era alcuna speranza di ritrovarlo in vita. I ragazzi hanno così chiamato i soccorsi. Sono intervenuti il soccorso alpino di Verona e l’elicottero del 118 veronese, e poi in supporto anche le squadre del soccorso alpino di Ala e Rovereto , una ventina abbondante di specialisti, che oltre a recuperare la salma del povero Pancaldi hanno dovuto accompagnare anche i suoi amici, rimasti bloccati nell’impervia zona boschiva sotto i Denti della Sega, issandoli con le corde. Le operazioni sono terminate attorno alle 2 del mattino, la salma è stata composta nella camera mortuaria di Avio.

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