politica

Vitalizi, sì all’abolizione. In Trentino l’ira degli ex parlamentari

Il taglio potrebbe arrivare al 40%. Gubert: «Pronto il ricorso». Tarolli e Boso: «Legge solo per inseguire i 5 Stelle»


di Daniele Peretti


TRENTO. La Camera ha approvato ieri la "Legge Ricchetti" che ricalcola sulla base dei contributi versati i vitalizi dei parlamentari. Ora la legge passerà al giudizio del Senato, ma la valutazione degli ex parlamentari trentini non è per nulla favorevole. Renzo Gubert, in qualità di rappresentante degli ex parlamentari del Trentino Alto Adige, annuncia che in caso di approvazione definitiva è già pronto il ricorso. Il taglio potrebbe arrivare ad un 40% che inciderebbe in maniera significativa sui vitalizi percepiti dagli ex parlamentari trentini: si va dai 6359 euro di Giorgio Postal, 6 legislature in parlamento e più volte sottosegretario, ai 2138 euro di Sandro Schmid, passando per Marco Boato (5923 euro), Renato Ballardini (5607 euro), Renzo Gubert e Alberto Robol (4581 euro), Luigi Olivieri (3091 euro), Ivo Tarolli (2880 euro), Giacomo Santini (2639 euro).

«Solo fumo negli occhi con la responsabilità dei parlamentari o senatori che esprimeranno parere favorevole, di votare una legge incostituzionale che va a toccare i diritti acquisiti», commenta lapidario Renzo Gubert (ex Cdu) che si dichiara favorevole ad una riduzione dei vitalizi: «Non è giusto che la mia pensione dopo 37 anni di insegnamento sia inferiore a quella da parlamentare, attività che è durata per un periodo di molto inferiore. Se passa questo concetto, allora si dovranno mettere in discussioni le baby pensioni e tutti quei trattamenti che generano differenze tra cittadini». Per Ivo Tarolli (ex Udc) si tratta di «una legge fatta malissimo solo per contrastare i 5 Stelle, ma che potrebbe rivelarsi un trabocchetto perché si presta a generalizzazioni estese che potrebbero interessare anche le pensioni dei normali cittadini, con ricadute perniciose». Giudizio favorevole per un allineamento alle generali condizioni economiche, alla pari di un altro contributo di solidarietà. Senza mezzi termini Enzo Erminio Boso (Lega): «Si tratta solo di un provvedimento di facciata in chiave elettorale per togliere voti ai 5 Stelle che nasconde un'ipocrisia economica che si manifesterà con la richiesta del voto segreto, attraverso il quale la legge alla fine sarà bocciata». «Se dovesse essere approvata, saranno i magistrati a bocciarla consci del fatto che dopo aver toccato i soldi dei politici, saranno loro a subire lo stesso trattamento». «Il problema di fondo è che i politici non riconoscono i propri errori da Monti in avanti e nello specifico di aver scelto con Renzi, l'uomo sbagliato. Per non farlo, si fanno scelte ipocrite come quelle della legge Ricchetti». Unica voce fuori dal coro quella di Lucia Fronza Crepaz (Pd) che a quel vitalizio ha rinunciato: «Non ci devono essere differenze di trattamento tra cittadini. I politici percepiscono già degli stipendi molto più alti rispetto alla media per i quali opterei per sostituire il denaro con dei servizi. Come formatrice della scuola di preparazione sociale " Più Democrazia" direi che l'iter ottimale sarebbe quello di un'approvazione popolare col referendum, come a giudizio referendario dovrebbero essere sottoposte le retribuzioni dei politici».













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Daniele Peretti