Vitalizi, Fraccaro accusa il Trentino Paccher non ci sta 

Trento. Il ministro ai rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro ha detto che, da trentino, gli dispiace farlo notare ma che «proprio Trentino Alto Adige e Sicilia sono le uniche realtà regionali...



Trento. Il ministro ai rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro ha detto che, da trentino, gli dispiace farlo notare ma che «proprio Trentino Alto Adige e Sicilia sono le uniche realtà regionali a non essersi ancora messe dal punto dio vista legislativo in pari con le nuove norme sui vitalizi». E Fraccaro lo ha detto, con evidenza, in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera.

Ma il presidente del Consiglio regionale Roberto Paccher dissente dall’interpretazione del ministro: «É un’evidente forzatura politica. Il ministro forse ignora e cioè che il Trentino-Alto Adige è stata la prima Regione italiana ad abolire i vitalizi per i Consiglieri eletti a partire dal 2008. Per quanto riguarda il sistema contributivo, ancora una volta per primi in Italia, la Regione lo sta applicando già dal 2014 per i Consiglieri in carica. Infine, non meno importante, proprio le nostre leggi regionali 4/2014 e 5/2014 – visto che hanno operato retroattivamente su questa materia - sono state oggetto di un ricorso alla Corte costituzionale che, dopo un iter durato diversi anni, ha dato finalmente ragione alla nostra assemblea legislativa il 9 maggio di quest’anno. Già il giorno 14 maggio, l’Ufficio di presidenza ha elaborato un proprio percorso, che prevede un ulteriore intervento in linea con quanto previsto dalla nuova normativa nazionale, rafforzato ora da una sentenza che ha avvalorato le nostre tesi e dato il via libera anche alle normative statali».

Legge in arrivo.

«L’iter del nostro disegno di legge è stato nel frattempo già presentato agli Uffici competenti a Roma giovedì scorso e inoltrato al ministero di Fraccaro e al ministro Stefani e sarà condiviso con i capigruppo del Consiglio regionale in questi giorni, prima della scadenza indicata dal Governo, prevista per la fine di maggio. Abbiamo aspettato la sentenza della Corte Costituzionale per una prudenza che si giustifica nella volontà di agire, ancora una volta, nel modo migliore e più efficace e lo abbiamo fatto tempestivamente» chiude Paccher.













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