Virus del West Nile premio spagnolo per lo studio trentino

il «Madrid +» alla ricerca coordinata anche dalla dottoressa Annapaola Rizzoli della Fondazione Edmund Mach


di Martina Bridi


TRENTO. Il premio «Madrid+», assegnato ai migliori progetti di ricerca e sviluppo di cooperazione internazionale, è stato assegnato quest'anno anche al progetto «EuroWestNile», finalizzato allo studio dei fattori favorenti la diffusione in Europa del virus del Nilo Occidentale. A coordinare il progetto Antonio Tenorio dell'Istituto de Salud Carlo III e Annapaola Rizzoli, responsabile del gruppo di ricerca di ecologia animale del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach. Durante gli ultimi 5 anni si sono manifestate una serie di epidemie causate da questo virus. La trasmissione all’uomo avviene soprattutto attraverso punture di zanzare infette.

Rizzoli, che significato ha il premio «Madrid+»?

Ricevere un riconoscimento pubblico ufficiale che testimonia l’interesse e la consapevolezza dell’importanza per l’intera collettività europea dei risultati di un progetto di ricerca come questo è indubbiamente di grande valore e stimolo. La ricerca scientifica su questi temi è spesso considerata non rilevante per l’interesse pubblico, mentre in realtà sia la salute umana che l’intero settore produttivo zootecnico e agricolo sono fortemente condizionati da fattori ambientali.

Che cos'è il West Nile Virus?

Il virus del Nilo Occidentale appartiene ad una famiglia di virus, i Flavivirus, ampiamente diffusi a livello globale. È stato descritto per la prima volta in Uganda nel 1937 e da allora il suo range di diffusione si è espanso in tutto il mondo.

Quali sono i fattori che favoriscono la sua diffusione?

I più importanti sono ritenuti il cambiamento climatico globale e l’intensificazione dei commerci, che hanno permesso il trasferimento di animali infetti nei vari continenti. Il cambiamento globale condiziona da un lato la dinamica e l’abbondanza delle zanzare vettrici, dall’altro modifica i pattern di migrazione degli uccelli selvatici che sono serbatoio naturale del virus ed il loro contatto con uccelli sinantropici che di fatto sembrano favorire l’intensificazione della circolazione virale.

E in Italia dove si è rilevata maggiormente la presenza del virus?

La presenza è stata accertata in numerose regioni e ora la circolazione del virus risulta più intensa nel Nord-Est, in particolare nel Veneto.

Quali sono gli animali più a rischio di infezione?

I cavalli risultano particolarmente suscettibili. Il virus viaggia attraverso la circolazione sanguigna fino a raggiungere il cervello e il midollo spinale, provocando un'infiammazione con sintomi neurologici gravi e potenzialmente fatali. In Italia la malattia ha debilitato migliaia di cavalli, con un notevole tasso di mortalità.

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