TRENTO. Una maxi inchiesta scuote il mondo delle trentine. Ieri c’è stata una raffica di perquisizioni della Guardia di Finanza tra Aldeno, Campodenno, Trento e Cles in alcune aziende private e cooperative agricole. Al centro delle indagini delle fiamme gialle del nucleo di polizia tributaria di Trento, il neonato Consorzio delle Valli Trentine, costituito appena l’anno scorso dalla cooperativa Sft di Aldeno, colosso con 541 soci e un fatturato di 14 milioni, con sei produttori privati dopo la sua uscita dal Consorzio La Trentina.

L’inchiesta è coordinata dal pubblico ministero Marco Gallina. Le ipotesi di reato avanzate dalla Procura di Trento sono molto pesanti e vanno dalla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche alla frode in commercio, dalla vendita di prodotti con segni mendaci al falso ideologico. Sul registro degli indagati risultano iscritte cinque persone, ossia i vertici del Consorzio Valli Trentine, tra questi il presidente Mauro Coser, che è anche presidente di Sft, e il direttore di Sft Armando Paoli. Indagati anche tre titolari di aziende private. Ovviamente, siamo ancora in una fase preliminare dell’inchiesta, quindi al momento la Procura avanza solo delle ipotesi che dovranno essere verificate nel corso delle indagini anche attraverso il copioso materiale che è stato sequestrato durante le perquisizioni di ieri.

La Finanza starebbe indagando sul conseguimento, da parte del Consorzio Valli Trentine, del riconoscimento di OP, sigla che sta per organizzazione di produttori, conferito dalla Provincia nel novembre del 2013. Per ottenere la qualifica di OP sono necessari una serie di requisiti. Tra questi, il più importante è quello di avere un prodotto conferito dai soci del valore di almeno 20 milioni di euro.

La denominazione di OP è molto importante perché, tra le altre cose, permette di accedere a contributi sia dell’Unione europea che dello Stato italiano. Non si tratta di pochi soldi, dal momento che sono previsti a fondo perduto del 4,1% del fatturato della OP cui è possibile sommare un ulteriore contributo dello 0,5% dello stesso fatturato per interventi contro le crisi di mercato. Questo purché si dimostri di commercializzare i prodotti dei soci e non di esterni. Infatti le OP sono aggregazioni di produttori create proprio per concentrare l’offerta e per commercializzare i prodotti dei soci. Proprio questo è il nocciolo dell’inchiesta. Secondo quanto ipotizzato dalla Finanza e dalla Procura di Trento molti produttori che portano le mele al Consorzio Valli Trentine non sarebbero suoi soci, ma semplici conferitori. In altre parole, sarebbero dei soggetti che vendono mele al consorzio senza farne parte. Questo violerebbe proprio le norme sia italiane che dell’Unione europea in materia di costituzione di OP dal momento che l’aggregazione di soggetti produttori sarebbe solo fittizia. Quindi, e qui siamo nel campo delle pure ipotesi tutte da dimostrare da parte dell’accusa, il Consorzio Valli Trentine non avrebbe diritto alla qualifica di OP e i contributi europei non sarebbero dovuti. Per questo viene ipotizzato il reato di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, oltre al falso ideologico.

I reati di frode in commercio e di vendita di prodotti con segni mendaci, invece, sarebbero stati ipotizzati in relazione ad un altra vicenda. Analizzando documentazione acquisita con alcune verifiche nel settore, la Finanza ipotizza che il Consorzio Valli Trentine avrebbe commercializzato delle mele biologiche non prodotte da propri conferitori ma che, in realtà, sarebbero state vendute da aziende agricole che non possiedono la certificazione Bio. In questo modo, quindi, si sarebbe concretizzato il reato di frode in commercio.

Anche in questo secondo caso, come nel primo, si deve ricordare che siamo a livello di ipotesi tutte da verificare.