Stranieri, il Trentino non è più la terra promessa 

Calano (-4%) i residenti nel 2016, sono in tutto l’8,6% degli abitanti in provincia A scuola il 65% degli studenti non italiani è nato in Italia. Negli asili si sale il 90% 


di Fabio Peterlongo


TRENTO. Meno stranieri in Trentino, boom delle nuove cittadinanze. Il Trentino non attrae più migranti in cerca di lavoro, ma molti di coloro che risiedono qui da anni diventano cittadini italiani. Questo è il quadro offerto da Cinformi alla presentazione del Rapporto Immigrazione 2017.

La sociologa Serena Piovesan illustra i numeri: «A dicembre 2016 sono residenti in Trentino 46.456 stranieri, -4% dal 2015. Rappresentano l’8,6% degli abitanti. Il 65,3% sono europei, di cui più di diecimila rumeni. Il 54% sono donne, il 40% ha meno di trent'anni». Nel 2016 sono arrivati 1900 cittadini stranieri, contro i 3000 del 2007.

Piovesan individua le ragioni del calo: «I nuovi arrivi e le nascite non compensano più le acquisizioni di cittadinanza, che sono state 3400». Calano gli ingressi per lavoro (5,1%), mentre prevalgono i ricongiungimenti familiari (43%) e le richieste d’asilo (43%). Piovesan approfondisce il tema delle nascite: «Il tasso di natalità tra gli stranieri è in leggero calo, ma è ancora quasi doppio di quello degli italiani (2,32 figli a testa, contro 1,39). Il 16% dei nuovi nati è d’origine straniera, mentre nelle scuole si riscontra come il 67,5% degli stranieri sia nato in Italia, il 90% negli asili».

Maurizio Ambrosini, professore dell’Università di Milano, sottolinea l’errata percezione del fenomeno: «Secondo un sondaggio Ipsos, gli italiani ritengono che il 26% della popolazione sia straniero, mentre lo è appena il 9%». Ambrosini offre una chiave di lettura sul tema dell’illegalità: «Le ultime tre sanatorie, fatte dalla destra e dalla sinistra, hanno regolarizzato 1 milione di stranieri. Gli stranieri regolarizzati hanno una tendenza a delinquere minore di quelli costretti alla clandestinità».

Pierluigi La Spada, coordinatore attività Cinformi, fa il punto sui richiedenti-asilo: «Ospitiamo 1646 persone, distribuiti nel 40% dei comuni trentini, a coprire l'80% della popolazione provinciale. Da agosto non arrivano più persone inviate dal ministero, ma entrano spontaneamente circa 20 persone al mese, lo stesso numero di coloro che terminano o abbandonano il progetto». La Spada parla poi degli «espulsi» dalle strutture: «15 persone sono state espulse dall'accoglienza, una percentuale minima. Il 50% dei richiedenti-asilo ha avuto riconosciuta la protezione umanitaria già in prima istanza; alla fine dell'iter l'80-90% di loro ha ottenuto una forma di protezione. Il tribunale può convertire il diniego alla protezione internazionale se la persona dimostra una sufficiente integrazione». Di fronte alle proteste dei richiedenti-asilo in relazione ai pasti nelle strutture, La Spada commenta: «Non si lamentano tanto dei pasti, ma sono preoccupati del loro futuro, vorrebbero opportunità lavorative e di socializzazione». La Spada conferma le criticità della struttura di Marco: «Abbiamo ridotto il numero degli ospiti da 294 a 195, per distribuire piccoli numeri sul territorio».

L’assessore provinciale alle politiche sociali Luca Zeni ha commentato: «I numeri sono importanti per avere un confronto serio. La presenza delle persone di origine straniera fa emergere il dibattito su che cosa sia l'identità: essa si costruisce sul confronto, le civiltà che declinano sono quelle che si chiudono».

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