Spagnolli in aprile torna in Zimbabwe

Dopo l’infarto e il rientro in extremis «finalmente posso ripartire». La campagna “Un amico per fermare l’Aids»


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. «Finalmente posso ripartire...» Lo dice con un sorriso Carlo Spagnolli ristabilitosi dopo l’infarto e il rientro in extremis in Italia per essere sottoposto ad un intervento chirurgico al Santa Chiara. Quindi il periodo di riabilitazione ad Arco ed ora, finalmente, il via libera. «Aspettavo questo momento da tempo, non potevo decidere io. Ero nelle mani dei medici, bravissimi, che mi hanno curato...» E così Spagnolli, medico volontario nello Zimbabwe, appena ha saputo che poteva ripartire ha acquistato il biglietto del volo fissato per il 3 aprile. «C’è poco da fare, il mio mondo è lì in Africa dove c’è tanto da fare». Ma anche qua in Italia non è che non si sia dato da fare. Ieri era al supermercato Poli di via Craffonara per la conclusione della campagna («giunta alla settima edizione grazie alla disponibilità della famiglia Poli») “Un amico in più per fermare l’Adis in Zimbabwe”. Con la figlia Elisa e la volontaria Nadia Osti che si è occupata e si occuperà ancora (torna in Zimbabwe con Spagnolli) delle mamme malate di Aids hanno distribuito materiale informativo sull’attività svolta nel paese africano «riscontrando un notevole interesse da parte di tante persone». Un interesse che nella scorsa campagna ha permesso di raccogliere 438.000 euro.

Aiutare l’associazione Spagnolli-Bazzoni è semplice e non costa nulla: basta destinare i punti della tessera Duplicard Poli e Regina al progetto contro l’Aids. 500 punti della Duplicard hanno un valore monetario di 13 euro, cifra che può essere convertita in premi o in vita più lunga e dignitosa per centinaia di persone. La scelta deve essere fatta entro il 23 febbraio, altrimenti i punti scadono.

Spagnolli ritorna in Africa con nuovi progetti e impegni. Insieme ai colleghi di Rovereto e del Santa Chiara di Trento sta concludendo un progetto di diagnosi e terapia precoce del carcinoma al collo dell’utero, il più diffuso e letale nelle donne perché favorito dalla presenza dell’infezione Hiv. Il progetto prevede l’addestramento in tre anni di 118 persone tra medici, infermieri e ostetriche che opereranno poi negli ospedali di Chinhoyi e Harare. Inoltre Spagnolli vorrebbe istituire la prima unità coronarica (memore di quanto è accaduto a lui) nello Zimbabwe.

«La lotta contro l’Aids, grazie anche ai fondi raccolti attraverso i supermercati Poli, ci ha consentito di mantenre in vita 2000 persone, mamme e bambini, in cura dal 2002 con una terapia efficace a basso costo: salvare una donna vuol dire tenere unita una famiglia e aiutare anche i bambini rimasti orfani. Queste donne - spiega Spagnolli - lavorano nei nostri laboratori di taglio e cucito seguiti da Nadia: non solo le donne malate vendono i loro prodotti ma riacquistano la dignità tolta dal partner».

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