politica

Società pubbliche, il consiglio approva la norma "salva-trombati"

Niente stop a chi si è candidato senza successo. Rossi: «No a derive demagogiche». Borga: «Così restano i premi di consolazione»


di Chiara Bert


TRENTO. Bocciato dal consiglio provinciale il disegno di legge di Rodolfo Borga che voleva introdurre lo stop per due anni alle nomine nelle società pubbliche per chi si candida in consiglio provinciale. Rispetto al sì espresso qualche settimana fa in commissione, la maggioranza (Pd-Upt-Patt) ha fatto marcia indietro. «L’impegno civile al servizio della comunità anche dentro i partiti non ha nulla a che vedere con la disponibilità successiva a ricoprire incarichi», ha detto il presidente della Provincia Ugo Rossi che fin dall’inizio aveva detto no alla norma proposta da Borga. «Dobbiamo evitare derive di carattere demagogico. Essersi candidato non dev’essere un requisito di preferenza ma nemmeno un impedimento».«Io non tifo per l’antipolitica», la reazione di Borga (Civica), «con lo stop di due anni si vogliono evitare i premi di consolazione a chi non è stato eletto. Quelli sì fanno un gran male alla politica». Per Lucia Maestri (Pd) «le liste sono composte a partire dalle migliori competenze, allora perché subito dopo dovremmo disfarci di persone che potrebbero dare un contributo ad amministrare le società? L’onore delle istituzioni va preservato da alcune esagerazioni moralistiche». Ma per Massimo Fasanelli (Misto) «succede che venga nominato chi le competenze non le ha, solo perché è stato candidato». Bocciata anche la proposta, sempre di Borga, di introdurre l’obbligo di dimissioni dai vertici delle società per gli amministratori che si candidano alle elezioni.

Luca Zeni (Pd), presidente della prima commissione e firmatario a sua volta di disegno di legge sulle nomine approvato ieri (frutto di una mediazione in commissione con il presidente Rossi), ha spiegato così il cambio di rotta: «Con questa legge la commissione avrà più potere di incidere, quindi non serve introdurre un divieto per chi si è candidato». Il ddl è stato approvato con l’astensione delle minoranze («Ma sono pannicelli caldi», l’accusa di Walter Viola (Pt), «la priorità è il riordino delle spa pubbliche») e il no del M5S.

Poteri della commissione. Oltre a valutare i titoli dei candidati, la commissione potrà segnalare l'opportunità che per una certa designazione siano richieste specifiche competenze professionali. E la giunta dovrà motivare la scelta fatta.

Limite di 10 anni. Sempre con un emendamento concordato tra Rossi e Zeni è stato fissato in 10 anni consecutivi (e non più i tre mandati che potevano essere variamente interpretabili) il limite per incarichi in un cda di società pubbliche, anche diverse. È questo il tetto di cui si terrà conto anche per la tornata di nomine che la giunta farà tra aprile e maggio. Dunque anche per Aida Ruffini, presidente di Itea che si è candidata per un altro mandato: con 8 anni alle spalle, le sue chance sono di fatto azzerate visto che il governatore Rossi ha già annunciato che le nomine riguarderanno mandati pieni di tre anni. La battaglia si giocherà sul nome di Salvatore Ghirardini, attuale vicepresidente Itea e uomo del Patt.

Niente requisiti nel bando. Il consiglio ha bocciato anche il disegno di legge di Filippo Degasperi (M5S) che chiedeva, tra l’altro, di ridurre i mandati a due, di prevedere il limite di una sola carica e di specificare nel bando di nomina titolo di studio e competenze richiesti, così da restringere le candidature. Duro Degasperi: «Le nomine rimangono esercizio di potere, lontani dalla meritocrazia». E per l’onorevole Riccardo Fraccaro «trionfa la lottizzazione e i partiti continueranno a calpestare i cittadini».

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