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Sanità, tagli anche sulle guardie mediche

Nel piano dell’Azienda sanitaria una riduzione da 32 a 25 sedi. Paoli (Cisl): «Non sguarnire i servizi e tutelare i medici»


di Chiara Bert


TRENTO. I tagli alla spesa sanitaria passeranno anche per una razionalizzazione delle sedi di guardia medica, i presidi di continuità assistenziale che sul territorio garantiscono l'assistenza per le urgenze notturne, festive e prefestive e assicurano interventi a domicilio negli orari non coperti dal medico di famiglia o dal pediatra. Nei progetti di Provincia e Azienda sanitaria le sedi potrebbero passare dalle 32 attuali (escluse alcune sedi che aprono solo nei periodi turistici, come Madonna di Campiglio e Canazei) a 25, con una riduzione parallela dei medici di guardia da 135 a 100.

Il piano di riorganizzazione è stato pre-annunciato nei giorni scorsi in un incontro che l’assessora alla salute Donata Borgonovo Re e il direttore dell’Azienda sanitaria Luciano Flor hanno avuto con i rappresentanti sindacali dei medici di medicina generale: il confronto sui contenuti è stato (prudentemente) rinviato a dopo le elezioni comunali, e tutti si sono raccomandati di non far trapelare indiscrezioni. Ma qualche rumors si è rapidamente diffuso.

Ogni sede di guardia medica oggi costa alla Provincia 300 mila euro all’anno: ecco dunque che, in tempi di magra per i bilanci della sanità, dove - ha ripetuto recentemente l’assessora di fronte alle reazioni sull’introduzione dei ticket - «ormai non sono importanti solo i milioni ma anche le migliaia di euro», ridurre qualche presidio consente di recuperare parecchie risorse. Se alla fine fossero 7 quelli soppressi, il risparmio sarebbe di circa 2 milioni di euro, pari per capirci all’incasso del ticket sulle prestazioni specialistiche.

Dove si andrà a tagliare? Per il momento non c’è un elenco certo, assessorato e Azienda si stanno ancora confrontando. Qualche esempio: in val di Non Taio e Denno sono a 9 chilometri, 11 minuti di auto, e una delle due sedi potrebbe essere sacrificata; nel distretto dell’Alta Valsugana le sedi sono tre, Baselga di Piné (che potrebbe saltare), Pergine e Levico (che potrebbero essere accorpate). Tra i criteri per la scelta ci saranno la dislocazione geografica, andando a considerare le sedi che sono lungo la stessa strada a poca distanza una dall’altra, e il numero di accessi.

La riorganizzazione abbozzata sarebbe funzionale alle nuove aggregazioni funzionali territoriali dei medici, i presidi h 24 (7 giorni su 7) previsti dalla legge Balduzzi e dal contratto provinciale dei medici del 2013: ne sono previste appunto 25, le prime 5 (Trento, Riva, Pergine, Mezzolombardo e Ala) sono pronte a partire, le altre 20 dovranno essere operative entro il 2016. Un investimento da 6,5 milioni di euro, sedi dove i medici di distretto ruoteranno per assicurare servizi di guardia medica ma anche per le patologie croniche e l’attività di screening.

L’accelerazione impressa sulla guardia medica preoccupa i sindacati. «L’Azienda sanitaria ci ha comunicato che ci sono sedi ormai obsolete e altre dove si effettuano due interventi alla settimana, quindi si potrebbero dirottare i pochi utenti al pronto soccorso», spiega Nicola Paoli, segretario della Cisl medici, «ma bisogna considerare che alla guardia medica non ci si rivolge solo per i codici bianchi ma anche per chi la sera ha bisogno di una ricetta. E ci sono tante chiamate notturne per i bambini». «Qui a rimetterci - avverte il sindacalista - saranno i medici precari che rischiano di perdere il posto di lavoro. Noi lo abbiamo detto chiaro, vogliamo che tutti siano titolari o sarà battaglia».

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