Roma si prende le tasse del Trentino

Spunta la clausola di riserva all'erario. Irpef: in provincia conto da 25 milioni


Robert Tosin


TRENTO. Alla fine cala il contributo chiesto alle Regioni e Province autonome, cresce invece la confusione sulla nuova manovra del governo Monti. Gli uffici legali e amministrativi di tutti gli enti pubblici ma anche delle banche e delle assicurazioni ieri hanno cercato di interpretare nel dettaglio i voleri romani, mischiando incertezza e paura di tagli severissimi. Già l'altro ieri legali e costituzionalisti si sono messi al lavoro per leggere la manovra, ma ieri mattina tutto quanto era stato accertato è diventato di nuovo fumoso perchè è arrivata la bozza definitiva firmata dal presidente Napolitano.

La prima novità riguarda la richiesta di patto di stabilità per le Regioni e Province autonome: si passa dai 1.035 milioni fissati in tabella lunedì agli 860 decisi ieri. A questi vanno aggiunti ogni anno 60 milioni di euro a carico dei Comuni di Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia e Province di Trento e Bolzano. Secondo una interpretazione del dirigente generale della Provincia, Ivano Dalmonego, la ripartizione non avverrà per standard prefissati, ma in accordo con le Province. E' presumibile, dunque, che si ritorni all'ipotesi originaria, cioè quella di un ricarico sul patto di stabilità di circa 120 milioni di euro.

Ma la sorpresa non è stata tanto questa, quanto l'introduzione di un nuovo articolo che chiarisce come tutte le imposte "aggiuntive" derivanti dal decreto del governo vanno considerate come riserva all'erario. Questo significa che rientrano tra le imposte "straordinarie" e che quindi dovrebbero esulare dall'accordo di Milano e dalla "legge dei nove decimi". In parole povere, le nuove tasse finiranno a Roma per cinque anni. Gli uffici provinciali sono alacremente al lavoro per dare un'interpretazione univoca alla bozza di manovra che solo ieri è arrivata nella sua stesura definita, o almeno quella che è stata firmata dal presidente Napolitano.

Non serve invece interpretare nulla per quanto riguarda l'addizionale Irpef che passa dallo 0,9% all'1,23% (o di più, se la Provincia volesse): Monti ha messo nero su bianco che pure le Province autonome dovranno adeguarsi. Si tratta di un salasso che per i trentini significa sborsare dai 20 ai 24 milioni di euro in più e che, se la lettura della clasuola di finalizzazione è corretta, finiranno a Roma. Pare inevitabile, a questo punto, un confronto serio con il governo. Dellai ha già detto che è pronto a difendere lo Statuto e l'autonomia anche con Monti: saranno attivati i parlamentari per tentare qualche emendamento, ma c'è sempre la Corte costituzionale davanti a cui impugnare le norme ritenute lesive dello Statuto.













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