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Riforma del credito cooperativo, le Bcc potranno restare fuori dalla holding unica

Il decreto varato dal consiglio dei ministri prevede la via d'uscita per chi ha più di 200 milioni di patrimonio



TRENTO. Il governo ha varato la riforma del credito cooperativo. A sorpresa il decreto varato nella notte durante un consiglio dei ministri durato tre ore ha lasciato una via d'uscita alla holding unica. Potranno non aderire le banche di credito cooperativo con un patrimonio superiore ai 200 milioni di euro. Il sistema delle Casse Rurali trentine aveva fatto resistenza all'inizio all'ipotesi della holding unica, ma poi aveva accettato il piano dopo una lunga trattativa. Altre realtà, almeno quattro o cinque, invece, hanno continuato a fare resistenza. Sarebbero 4-5 le banche e gruppi cooperativi che non intenderebbero aderire al gruppo unico del settore disegnato dalla riforma approvata dal consiglio dei ministri. La riforma prevede l'obbligo di adesione al gruppo unico o la trasformazione in spa (facendo salve le riserve con il pagamento del 20%) per i gruppi con patrimonio sopra i 200milioni. Per queste fonti i candidati all'uscita sono quelli che fin dal primo giorno hanno espresso critiche alla riforma e in certi casi non voluto trovare una mediazione e potrebbero essere le Bcc facenti capo al gruppo toscano Cabel, la Chianti Banca che sta da qualche mese facendo acquisizioni, la Banca di Bologna, la Cassa Padana e forse qualcuno al Sud. Non è escluso che altri possano aggregarsi per raggiungere i 200 milioni ma comunque potranno arrivare a un totale di 1,2 miliardi sui 18 complessivi del sistema. Da verificare cosa faranno le Casse Rurali trentine dopo che il governo ha deciso di dare la possibilità di non entrare nella holding unica.

Le Bcc saranno sotto una holding unica ma chi non vorrà aderire avrà il suo paracadute di uscita, l'accordo Ue sulle garanzie diventa legge, le vendite all'asta fallimentari saranno meno care e le norme per gli indennizzi ai risparmiatori arriveranno nei prossimi giorni. Dopo un consiglio dei ministri durato tre ore il governo vara il nuovo decreto banche, asciugato rispetto alle attese, e la riforma del settore cooperativo vede finalmente la luce, alla fine di mesi di frenate e modifiche con il governo che accoglie una delle proposte avanzate da alcuni segmenti della cooperazione critici del provvedimento.

Un risultato giunto al termine di un confronto dentro all'esecutivo con alcuni ministri che si sono impuntati contro l'ipotesi prospettata in extremis ieri sera di creare più gruppi, tornando allo schema originale proposto nell'autoriforma. Per la parte degli indennizzi invece si è deciso di andare avanti, come nelle attese, con i semplici decreti previsti dalla legge di stabilità e non più con un decreto legge. «Non c'è nessun rinvio» - ha chiosato il premier, le misure previste «per i rimborsi delle persone che verranno riconosciute come truffate dall'arbitrato sono sostanzialmente pronte e arriveranno a giorni». Sul fronte delle Bcc alla fine quindi la mediazione fa salva la creazione di un grande gruppo cooperativo con una massa critica che possa andare «nella direzione del consolidamento» auspicata dal premier più volte mantenendo «un modello, quello delle Bcc, che non va buttato tutto via, va difeso ma anche protetto». Le banche quindi saranno «libere di non aderire» alla holding e rimanere cooperative o spa a patto però che abbiamo una soglia minima di patrimonio di 200 milioni di euro e che versino, per poter mantenere le riserve (ora formalmente pubbliche) all'erario il 20%.

Attualmente, come ricorda il ministro Padoan, sono circa una decina che corrispondono a questo identikit ma non è detto che tutti scelgano di stare fuori dalla nuova holding. Il governo invece non ha accolto l'idea di consentire agli istituti la trasformazione in popolari contenuta nel progetto di autoriforma. Sulle popolari infatti il premier ha ribadito come l'azione del governo punta a non crearne di nuove ma di aggregarne. «Ci auguriamo che la riforma delle banche popolari sia recepita nel modo più intelligente e innovativo possibile dai singoli soggetti delle banche popolari, spero possano rapidamente fondersi, unirsi, aggregarsi, nel rispetto della loro autonomia». E oltre alle Bcc l'esecutivo punta a rafforzare il sistema bancario, velocizzando la cessione dei crediti. «Le vendite all'asta saranno per tutto il 2016 esenti dall'imposta di registro, vale più di 200 milioni ed è un messaggio per semplificare la questione dei crediti incagliati». In seguito arriverà, attraverso un ddl approvato stasera, anche il riordino complessivo del diritto fallimentare. «Il sistema italiano è solido, non è il più preoccupante del mondo, sono molto più preoccupato per banche di altri paesi anche più solidi dell'Italia anche perché una crisi del sistema bancario, ad esempio, in Germania ha certo effetti anche da noi» ha concluso il premier.













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