«Quella perizia non era segreta»

Vitalizi, smentita la ricostruzione sulla consulenza di Visintin L’ex consigliera Cogo: indicazioni simili a quelle di Tappeiner



TRENTO. Spiega Margherita Cogo che no, le cose non stanno come sembra in questi giorni leggendo le cronache. Spiega che chi parla di un “parere Visintin” acquisito ma poi misteriosamente chiuso nel cassetto perché poco conveniente per le tasche dei consiglieri, dice il falso o è male informato. Ma soprattutto, qui sta il punto, lo spiega carte alla mano: atti, lettere, comunicazioni, tutto regolarmente depositato negli uffici del Consiglio regionale. E dipinge, l’ex consigliere regionale del Pd, un quadro effettivamente molto diverso rispetto a quello che emerge dagli sviluppi dell’inchiesta della Procura, che vede indagati a vario titolo l’ex presidente del Consiglio regionale Rosa Thaler, l’ex presidente di Pensplan Centrum Gottfried Tappeiner e quello attuale di Pensplan Invest sgr Stefano Tomazzoni, per abuso d’ufficio (la sola Thaler), truffa (Thaler e Tappeiner, in concorso tra loro) e turbativa d’asta (la Thaler e Tomazzoni).

La storia che racconta Margherita Cogo è questa. Parte nel gennaio 2012, diversi mesi prima dunque rispetto all’approvazione della contestatissima legge di riforma dei vitalizi. È in quei giorni che gli uffici del Consiglio regionale, nella fase preparatoria del provvedimento, contattano l’attuario triestino Stefano Visintin, al quale chiedono in sostanza un primo parere circa gli scenari che potrebbero aprirsi scegliendo queste o quelle cifre per il tasso di sconto e l’aspettativa di vita dei consiglieri su cui basare il calcolo delle attualizzazioni. Si sa, che cosa ha risposto Visintin: la sua indicazione era stata di un tasso di sconto tra il 2,5 e il 4%, molto al di sopra (e dunque molto più penalizzante) rispetto allo 0,81 poi fissato da Tappeiner. Ma attenzione: Cogo rivela infatti un dettaglio decisivo, messo nero su bianco dallo stesso Visintin nelle sue comunicaziooni con il Consiglio regionale. Che cioè quel range comprendeva un 2% relativo all’allora imminente rivalutazione Istat dei vitalizi. Il “vero” range dunque sarebbe stato 0,5-2%, una forbice in cui anche lo 0,81% di Tappeiner come si vede ricade senza particolari scandali. Non solo: anche circa l’aspettativa di vita, l’attuario triestino suggeriva di guardare a quanto avviene nei Paesi del Nord Europa: anche in questo caso quindi anticipando di fatto gli esiti della consulenza Tappeiner.

Aggiunge poi un dettaglio ancora più importante, Margherita Cogo, e sempre carte alla mano. E cioè che Visintin in pratica avrebbe detto all’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale: ecco, questi sono gli scenari, ma su tasso di sconto e aspettativa di vita la decisione deve essere vostra. Una decisione quindi politica. E stando alla Cogo, e questo è un passaggio essenziale, questa comunicazione sarebbe avvenuta non solo via lettera, ma anche di persona di fronte ai membri dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale. Una circostanza che, se confermata, smentirebbe clamorosamente chi in questi giorni ha affermato di non sapere nulla di Visintin e di pareri a lui richiesti. Quanto invece la presenza del professionista triestino fosse pienamente formalizzata nell’ambito dell’intero processo politico e burocratico che ha portato all’approvazione della legge 6/2012, lo dimostra un ulteriore fatto: spiega Cogo che è stato infatti proprio Visintin a “vistare” (comprovandone quindi la piena regolarità formale e sostanziale) le liquidazioni dello scandalo, proprio quelle frutto dei parametri indicati da Tappeiner. E rivela, Margherita Cogo, che elaborando scenari, a titolo di esempio, Visintin avrebbe calcolato l’ammontare delle somme che, senza la riforma, avrebbero potuto percepire in blocco una volta in pensione proprio i membri dell’Ufficio di presidenza del Consiglio (a sinistra una loro riunione), cioè la presidente Thaler, il vice Marco Depaoli e i segretari questori Hanspeter Munter, Florian Mussner, Mattia Civico e Donato Seppi: cifre superiori al milione di euro e in diversi casi anche oltre i due.

Dell’Ufficio di presidenza Margherita Cogo non faceva parte. E le carte su cui basa la propria ricostruzione? «Chiunque può prenderne visione, se solo volesse farlo», afferma, senza nascondere lo sconcerto nel vedere come oggi, sulla base delle notizie dell’inchiesta, tutti abbiano in sostanza abbandonato la Thaler al suo destino, affibbiandole ogni responsabilità: «Due anni fa, lo ricordo bene, tutti facevamo la fila per complimentarci con la Thaler per i risparmi ottenuti grazie al disegno di legge per il quale tanto si è spesa. Oggi invece c’è addirittura chi le vorrebbe togliere la cittadinanza, trattata come l’ultimo dei criminali». L’ex presidente avrebbe invece agito nel pieno rispetto delle regole e senza alcun interesse recondito: questa la convinzione di Margherita Cogo. Che a questo punto può legittimamente attendersi di essere convocata in Procura, come persona informata dei fatti.

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