Predazzo s’illumina con i fuochi di S.Martino 

La tradizione. Stasera alle 20 le pire di legna attorno al paese si accenderanno all’unisono Poi gruppi di giovani sfileranno nelle vie prima di riunirsi tutti, a migliaia, nella piazza  


Francesco Morandini


Predazzo. “Ab immemorabili i fanciulli maschi di Predazzo celebrano la sera di S. Martino con numerosi fuochi su per le pendici dei dintorni della borgata. Provvistisi di scope, fascinelle, fascetti di legni sottili ecc. spalmati di ‘pegola’ o petrolio, si recano sul far della notte a un quarto d’ora sopra il paese, in diverse località, in modo da fare un cerchio intorno intorno, e lassù accendono un fuoco dando miccia alle scope, ai fascetti, alle fascinelle, e agitandole in moto circolare. Scendono poi pian piano verso il paese, mentre vanno gridando a squarciagola un ritornello che anticamente aveva forse solo la prima rima: Zan Martin, pan e vin pan e lat su le piaghe del mussat! Zanta Marta dal paol chi che lo vòl i se ‘nfrosina, zanta Marta i ze la ‘ngrigna”.

È la descrizione che don Lorenzo Felicetti fece i primi del ‘900 dei fuochi di San Martino, una tradizione che oggi si rinnova a Predazzo pur con qualche ‘aggiustamento’ tecnologico. Non ci sono più le scope agitate per far faville, ma le torce elettriche, e le pire di legna sono sempre più alte e imbevute da ettolitri di benzina che alle 8 di sera (un tempo al suono dell’Ave Maria) si accenderanno all’unisono in corrispondenza dei 5 rioni di Predazzo.

Concertone collettivo

Il baccano, a dire il vero, non è più limitato ai campanacci attorno alla vita, che caratterizzano comunque l’orda di giovani che scende dai fuochi e sfila in paese, ma ogni artifizio è utile a far decollare i decibel, per ritrovarsi in piazza per il “concertone collettivo” finale, seguito solitamente da migliaia di persone.

Ciò che indubbiamente è rimasto inalterato è lo spirito che anima le centinaia di ragazzi che per un mese si ritrovano i fine settimana a costruire con passione e precisione delle pire di legna che bruceranno in pochi secondi. C’è chi, come i “somaileri” non riesce ad innalzarne una “normale”. Quest’anno si sono costruiti una sorta di voliera, con tanto di pavimentazione in ciocchi, tavoli e l’immancabile bandiera. Un vero “ritrovo” che andrà in fumo in pochi minuti. Gli ‘Is-ceri” invece hanno costruito una torre un po’ svasata, ma giunti in cima, vista la pioggia, l’hanno coperta con un cappello a piramide dal gusto vagamente asiatico. I “Molineri” anche se lo scorso anno a causa della tempesta non hanno potuto accenderla, la pira hanno dovuto ricostruirsela perché distrutta dalla costruzione di un vallo tomo. Ieri comunque c’è stata la possibilità per tutti di fare il consueto “giro de le ase” trovando anche un po’ di ristoro.

Una festa antica

Va detto che la festa di S. Martino ha origini antichissime. Essa segna il ciclo delle stagioni. L’11 novembre avveniva in tutte le comunità rurali il regolamento dei conti, dei fitti, dei prestiti, dei debiti e ovunque si festeggiava con il vino novello. A Predazzo in questo giorno, oggi come allora, la Regola Feudale distribuisce tra tutti i "vicini" le ‘regalie’ il dividendo dei proventi ricavati dallo sfruttamento agricolo e forestale della montagna del Feudo che quest’anno, come nel 2018, sono state congelate per far fronte ai danni di Vaia.

I fuochi di S. Martino sono una tradizione diffusa in Germania ed altri paesi mitteleuropei. Meno in Italia dove, oltre a Predazzo, si ha notizia di analoghi fuochi in Abruzzo. Su quelli di Predazzo c’hanno fatto anche una tesi di laurea.

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