Padre Zanotelli: «A Napoli la pattumiera d'Italia»

Dal rione Sanità il comboniano racconta il disastro della città sommersa dalle immondizie. "Dellai e Pacher vergogna, l'inceneritore avvelenerà il Trentino"


Giuliano Lott


TRENTO. Nelle strade di Napoli, tra cumuli di rifiuti e i roghi delle immondizie, la situazione è disperante. Dal rione Sanità, dove vive da otto anni, padre Alex Zanotelli mette sull'avviso anche i trentini: «Non cedete al ricatto del ciclo industriale dei rifiuti, si vergognino i politici che con il 70% di raccolta differenziata progettano l'inceneritore che porterà diossine e microparticelle». Padre Alex, com'è la situazione rifiuti a Napoli? Un disastro. Nei quartieri a nord della città, come Giugliano e Quagliano, si bruciano le immondizie per strada. Sul litorale Domizio le splendide campagne borboniche sono diventate discariche: i rifiuti tossici portati qui dal clan dei Casalesi avvelenano terra e falde. In campagne si muore di tumori come nelle aree industrializzate. Come si è arrivati a questo punto? La Campania è stata designata vent'anni fa da forze ben precise come sversatoio dei rifiuti tossici delle industrie del nord. L'accordo con la Camorra ha permesso alle aziende di essere competitive abbattendo i costi di smaltimento, mentre i rifiuti tossici venivano seppelliti nel "triangolo della morte", tra Nola, Marigliano e Acerra. Il governo dice che la situazione è sotto controllo. In Campania l'emergenza dura da 16 anni, in cui si sono succeduti quattro governi Berlusconi e quattro del centrosinistra: Prodi due volte, Amato e D'Alema. Dal 1994 a gennaio l'emergenza era gestita da commissari straordinari nominati dal governo. Avrebbero dovuto prendere decisioni politiche, invece hanno obbedito ai potentati economico-industriali, scegliendo il ciclo industriale dei rifiuti: megadiscariche e inceneritori. Da qualche parte bisognerà pure metterle, le immondizie. Bisognerebbe avviare la differenziata. Si scelgono invece gli inceneritori perchè ci guadagnano tutti. Per chi li costruisce, sono affari da 350 milioni a impianto. Per chi li gestisce, producono energia elettrica che poi viene venduta all'Enel. E il 7% delle bollette, che dovrebbe servire a finanziare le energie rinnovabili, finisce a chi gestisce i termovalorizzatori. E le discariche? In Campania sono tutte piene. I rifiuti vengono impacchettati in ecoballe in attesa che vengano costruiti i 4 inceneritori previsti, oltre alle 12 nuove megadiscariche. La crisi del 2007/8 è stata pilotata per convicere tutti che l'unica soluzione al problema rifiuti è l'incenerimento. Anche Trento sta costruire il suo incenritore. Lo so. La Provincia e i suoi dirigenti si devono vergognare. Con il 70% di raccolta differenziata è una scelta insensata, che accontenta i soliti potentati. Produrremo microparticelle cancerogene e diossine, impossibili da imbrigliare. Lo dicono i dati dell'Ordine del medici francese. In America l'hanno già capito: dei 5500 vecchi inceneritori ne sono rimasti una cinquantina. Gli altri sono stati dismessi. A Brescia si differenziava al 70%: sono scesi al 30% dopo la costruzione del termovalorizzatore. L'acqua è un business, anche in Provincia pensano a privatizzarla. Infatti. Oggi il capitale investe sull'"oro blu", perchè il petrolio finirà mentre l'acqua, da bene comune, diventerà redditizia. Il Trentino è una delle regioni più belle d'Italia e del mondo, la stanno avvelenando. I nostri figli ci malediranno per questo. Le proteste non hanno alcun impatto sulla determinazione dei politici. Ma non bisogna arrendersi. In due mesi, senza soldi, nè partiti nè il sostegno della grande stampa, abbiamo raccolto 1,4 milioni di firme per il referendum sull'acqua e la sospensione della legge Ronchi. La gente sente il problema, bisogna dare loro gli strumenti per opporsi a scelte politiche criminali.

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