Non autosufficienti, legge al rush finale in Trentino

Sedicimila persone in attesa del provvedimento che definisce aiuti e criteri


Sandra Mattei


TRENTO. Rette delle case di riposo in aumento e liste d'attesa con più di mille persone. L'assistenza agli anziani non autosufficienti, ma anche a chi anziano non è ma non è autonomo, è l'emergenza dei nostri giorni: sono 16 mila in Trentino. Uno spiraglio arriva dal disegno di legge 94, firmato Magnani e Dorigatti, prima stoppato dall'assessore Ugo Rossi, a cui ora si lavora per trovare un accordo.
La ratio è quella di assistere i non autosufficienti nelle proprie case, evitando di far proliferare a dismisura le Rsa, e di conseguenza i costi dell'assistenza. Fin qui tutti concordano, anche se a suo tempo tra l'assessorato alla sanità e i firmatari del disegno di legge sulla non autosufficienza c'erano state scintille. Era successo che Ugo Rossi, una volta varata la riforma della sanità, aveva scritto ai proponenti che buona parte degli aspetti contenuti nel ddl avevano trovato applicazione con la nuova legge e li aveva invitati a ritirare quanto prodotto.
Le reazioni non si erano fatte attendere, con Magnani e Dorigatti, primi firmatari, intenzionati a proseguire il loro progetto sul quale lavoravano da un anno, con l'aiuto di esperti di fama. Ora che le parti si sono chiarite, l'iter del disegno di legge potrà vedere la fine. Lo conferma il consigliere del gruppo misto Mario Magnani, già assessore alla sanità, che spiega come si è arrivati ad un chiarimento con l'attuale assessore.
«A metà gennaio - riassume Magnani - ci siano trovati con Ugo Rossi ed abbiamo concordato l'iter da percorrere. E' stato costituito un gruppo composto da funzionari dell'assessorato e da tecnici per reimpostare il disegno di legge ed ora siamo a buon punto. Gli obiettivi su cui concordiamo sono: semplificare le procedure, visto che la materia è regolata da troppe leggi, disposizioni, delibere, definire quali sono i vari gradi di non autosufficienza, dare risposte a chi ha in casa persone disabili, in rapporto al reddito, ed evitare così che si affollino le case di riposo, avvalendosi dei servizi sul territorio».
Le ulteriori novità che dovrebbero caratterizzare l'assistenza sono di graduare la risposta anche a chi non è completamente non autosufficiente e di prevedere un fondo integrativo volontario, perché anche chi è giovane possa versare dei contributi in previsione di aver bisogno di assistenza, non solo per quando sarà anziano, ma anche se dovesse subire incidenti invalidanti.
Mario Magnani, che a suo tempo, quando era assessore alla sanità, aveva già provato a istituire un'assicurazione per tutti (la cosiddetta "tassa sul nonno") senza successo, ora è più ottimista. «Penso che abbiamo imboccato la strada giusta: - commenta - ci siamo dati tre mesi di tempo per arrivare a stabilire gli strumenti dell'assegnazione delle indennità di accompagnamento e dell'assegno di cura, che saranno valutati con l'Icef, i livelli di non autosufficienza, la compartecipazione del cittadino. Il tavolo di lavoro è a metà strada e nel giro di un mese si dovrebbe arrivare alla legge o alla procedura per semplificare la normativa».
Sulla stessa posizione sono i sindacati Cgil, Cisl e Uil che di recente avevano ribadito la necessità di una legge organica sulla non autosufficienza. Le cifre, del resto, parlano chiaro: su 16 mila persone non autosufficienti, a 11.411 è garantita l'indennità di accompagnamento di 480 euro, 3.400 dei quali sono accolti nelle Rsa. In totale le case di riposo ospitano 4.500 anziani, ma ci sono più di mille in lista d'attesa. Questo significa che più della metà dei non autosufficienti è assistita in casa, ma in molti non hanno contributi.
Conclude Magnani: «Mi auguro che si arrivi al più presto alla definizione del disegno di legge che permetta alle famiglie di vivere meglio, pur con un non autosufficiente in casa. La soluzione della Rsa è la meno costosa per la famiglia, ma all'ente pubblico costa il doppio. Meglio dunque l'assistenza in casa, che anche dal punto di vista psicologico è la migliore, aiutando le famiglie che non se la possono permettere con contributi rapportati al reddito».

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