La rinascita in salita del quartiere di Piano

Dei 304 appartamenti, solo 30 venduti e 60 messi in affitto


di Chiara Bert


TRENTO. Gennaio 2010: si apriva ufficialmente la vendita degli appartamenti nel nuovo quartiere firmato dall’archistar Renzo Piano. Prezzi da 4.700 euro al metro quadrato, prime consegne previste entro 18 mesi. Un nuovo pezzo di città cresceva al posto dell’ex fabbrica di Trento, la Michelin, un’operazione di riqualificazione urbana senza precedenti in Trentino, tra le prime venti in Europa per dimensioni: 300 appartamenti, oltre 2 mila posti auto interrati, 5 ettari di parco, 18 mila metri quadrati di uffici, 9 mila di negozi, 28 mila di viali, piazze e canali d'acqua. E due poli culturali: il museo delle scienze a nord, il nuovo centro congressi polifunzionale, poi in gran parte riadattato a biblioteca universitaria, a sud, affiancato da un hotel a 4 stelle. Un investimento da oltre 450 milioni di euro.

Il nuovo quartiere si chiama «Le Albere», che in dialetto trentino significa pioppi, quelli che nel ’500 formavano il filare d'ingresso al vicino palazzo rinascimentale delle Albere. Ma per i trentini, che la fabbrica se la ricordano, quegli 11 ettari di terreno sono rimasti più semplicemente l’«ex Michelin».

Oggi, quattro anni e mezzo dopo. Ma soprattutto, un anno esatto dopo l’inaugurazione in pompa magna. In mezzo, la crisi economica che in pochi avevano previsto di queste proporzioni: una crisi che si è abbattuta come uno tsunami sul mercato immobiliare. E in mezzo, un anno fa, c’è stata anche l’apertura del Muse, un successo andato oltre ogni aspettativa, con mezzo milione di visitatori dall’Italia e non solo, che ha fatto tornare le Albere alla ribalta.

Oggi su 304 appartamenti progettati, sono 179 quelli sul mercato: solo una trentina sono stati venduti. Gli altri 125 alloggi sono da completare, lo saranno quando il mercato darà segnali concreti di ripresa. Ma a 12 mesi dall’apertura del quartiere, i programmi della società - la Castello sgr - sono già molto cambiati. E sul versante residenziale, la scommessa è l’apertura al mercato degli affitti.

«Il contesto nazionale è difficile, le transazioni sono ridotte all’osso e siamo in un mercato sottile che ha visto una drastica riduzione dei prezzi dell’usato - spiega Giampiero Schiavo, amministratore delegato della Castello - nessuno ha la sfera di cristallo, gli indicatori macroeconomici sono ancora deboli. Tutti speriamo nella ripartenza del mercato dei mutui, non riguarda solo Le Albere». Proprio a fronte di questo contesto, continua Schiavo, «i nostri programmi erano già cambiati prima dell’apertura». Una strategia importante riguarda l’apertura al mercato delle locazioni, sia per le residenze che per la parte commerciale.

Quali sono dunque oggi i numeri del quartiere? Sulla parte degli alloggi, dei 179 appartamenti in vendita (altri 125 non sono ultimati), una trentina sono quelli venduti. Si tratta di quello che gli immobiliaristi definiscono «mercato di sostituzione»: ovvero gente che punta a cambiare casa ma per farlo vuole vendere l’alloggio di partenza. Non semplice nelle attuali condizioni di mercato, ma la Castello non ha previsto possibilità di permute, che sarebbero molto richieste dagli acquirenti.

Per agevolare gli acquisti, e più in generale far decollare il quartiere, la società si è affidata a due strumenti. Il primo è il rent to buy, ovvero un contratto di locazione sul quale si innesta un contratto di compravendita: in sostanza l’acquirente paga una caparra e prende in affitto un appartamento che acquisterà nell’arco di 2-4 anni. Una soluzione per chi non ha la liquidità necessaria per acquistare subito e non riesce ad ottenere un mutuo dalle banche. La seconda soluzione è quella dell’affitto: circa 60 gli alloggi messi in locazione, di cui una trentina di contratti saranno chiusi entro l’estate. «Numeri che, valutato il contesto, dimostrano un interesse della domanda», osserva Schiavo.

Ma se il Muse fa il pieno di visitatori e il parco a poco a poco si anima di bambini che giocano e podisti che vanno a correre, è vero che al primo impatto, attraversando le vie del nuovo quartiere, la sensazione resta ancora quella di entrare in un mondo di plastica, con le strade immacolate, gran parte degli spazi per i negozi ancora desolatamente vuoti. Chi ha avviato l’attività continua a crederci e guarda con fiducia ai nuovi arrivi, uno studio di avvocati, le sedi di Itas e Isa che insieme hanno portato 350 lavoratori a gravitare sulla zona. Il quartiere prende vita, con fatica. Aspettando il 2015, l’anno di altre due inaugurazioni: quella del nuovo albergo a quattro stelle, in fase di costruzione nella parte sud del quartiere, e a pochi passi di distanza la biblioteca d’ateneo.

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