L'esperto di clima Mercalli: «I teloni di plastica servono allo sci non ai ghiacciai»


Paolo Piffer


Èil climatologo senz'altro più conosciuto in Italia. Se non altro perché la visibilità data dalla partecipazione al televisivo "Che tempo fa" condotto da Fabio Fazio è, da questo punto di vista, impagabile. Luca Mercalli sarà questa sera a Vezzano, alle 20,45 al teatro valle dei Laghi. Appuntamento clou della manifestazione "MeseMontagna" organizzata dalla Fondazione Aida. Oltre a presentare il suo ultimo libro, "Viaggi nel tempo che fa", parlerà del clima, dei rischi e dei danni causati dal riscaldamento globale e, argomento che al Trentino interessa assai, del ritiro progressivo dei ghiacciai. In sintesi, analisi e possibili risoluzioni.
Giocoforza partire proprio dal ritiro dei ghiacciai, fenomeno comune a tutto l'arco alpino, ma non solo. E in Trentino, per porre rimedio allo sfaldamento, in Presena si stendono i teli.
Spirito ambientalista o salvaguardia degli impiantisti di alta quota?
Ma non scherziamo, altro che spirito ambientalista. È un'operazione commerciale. Abbiamo, sulle Alpi, 2200 chilometri quadrati di ghiacciai. E cosa dobbiamo fare, per preservarli? Stendere 2200 chilometri di plastica? È impensabile. E poi, per cosa? Per prolungare un'agonia? Il telo altro non è che una copertina che, al limite, rallenta la fusione. Sono, semplicemente, delle operazioni limitate che hanno precisi interessi turistici che riguardano lo sci estivo d'alta quota. Sono, sempre, delle operazioni utili per far parlare di sé. E, se alla fine del tutto, si fa un bilancio, scopriremo che sarà stata peggiore la cura del male.
Perché?
Perché il telo che viene steso è fatto di plastica e quindi ha richiesto energia e materie prime per costruirlo. Bisogna poi stenderlo con l'ausilio di elicotteri o gatti delle nevi, inquinando. E poi, tra qualche anno, quell'enorme telo, esaurita la sua funzione e il suo tempo di vita, dovrà essere smaltito. In definitiva, non è questa la via attraverso la quale possiamo uscire da questi problemi. Per carità, se qualche struttura turistica vuole coprirsi 100 metri quadri, o quel che è, di ghiacciaio, lo faccia pure ma non si venga a dire che è un modo per salvaguardarlo. È solo una strategia per salvare i propri affari.
E qual è, allora, il modo?
Allora, lo scenario, entro i prossimi cinquant'anni, è quello di una riduzione massiccia dei ghiacciai. Se vogliamo veramente contribuire al rallentamento del fenomeno il ragionamento va allargato. Quindi, tagli agli sprechi, in ogni campo, e decisa migrazione verso le energie rinnovabili accompagnati da un uso più saggio delle risorse, a cominciare da casa propria.
Appunto, da casa propria. In un periodo di crisi come questo, dove si ha, spesso e volentieri, ben altro a cui pensare, non è, quasi, un lusso?
Tutt'altro. Perché la crisi è solo apparentemente figlia di motivazioni finanziarie. Pensi solo all'aumento del prezzo del petrolio avvenuto nel 2008 con il barile che ha sfiorato quota 150 dollari. Fu quello il fattore scatenante e riguarda l'energia che consumiamo ogni giorno. L'energia è un argomento strategico, il petrolio costerà sempre di più e in futuro ce ne sarà sempre di meno. E le economie emergenti dell'Asia ne avranno sempre più bisogno. Perciò, riuscire ad usare meglio l'energia virando verso forme rinnovabili e tagliando gli sprechi ha i suoi vantaggi. Anche in termini economici. E questo non vuole dire rinunciare ai benefici della modernità ma adottare una sorta di dieta riguardo ai nostri consumi. Un solo dato, l'Unione europea ha calcolato che sprechiamo il 30% di tutto ciò che utilizziamo, dall'energia alle materie prime. E le faccio un esempio. A casa mia ho messo i pannelli solari sul tetto, l'energia elettrica è prodotta dal fotovoltaico, ho i doppi vetri e isolato la struttura. Con il risultato che il mio vicino spende 4000 euro all'anno di riscaldamento e io 400.
Fiducioso che le cose cambino o no?
Timidamente ottimista.

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