In lite per la catechesi della figlia

Papà separato si rifiuta di portare la bambina al corso per la Comunione


Paolo Tagliente


TRENTO. La loro bambina ormai ha nove anni e, in vista della prima Comunione, sta frequentando un corso di catechismo. E proprio quel corso è diventato un'ulteriore occasione di scontro tra i suoi genitori, una coppia trentina che ha convissuto fino al 2005 e che poi, dopo la separazione, nel 2006 aveva regolarizzato l'affidamento congiunto della bimba davanti al tribunale dei minori. Nonostante tutte le comprensibili tensioni successive ad una separazione - dal punto di vista umano poco importa che i due non fossero sposati - l'affidamento sembrava non conoscere attriti.

La piccola stava con la mamma da lunedì a giovedì e con il papà dal venerdì a domenica. Ed è proprio nel pomeriggio di venerdì che da qualche tempo a questa parte sono state fissate le lezioni di catechesi propedeutiche alla prima Comunione. Ed è qui che iniziano i problemi. Se la madre, infatti, è cattolica praticante, il suo ex compagno le è assai meno e se, fino a quel momento, non ha mai interferito sull'educazione religiosa impartita dalla donna alla bambina, rifiuta categoricamente di portare sua figlia a catechesi. Non che abbia qualcosa contro la procedura della Chiesa, che prevede questo tipo di preparazione, né al fatto che la bimba vi partecipi, ma non accetta l'idea di dovercela portare lui. Sua figlia, insomma, può frequentare tutti i corsi di religione che vuole, ma l'uomo pretende di rimanerne estraneo.

Inutile dire che ne è nato uno scontro legale tra i due che ha portato la mamma a presentare un ricorso davanti al tribunale al Tribunale dei minori di Trento, chiamato a modificare le condizioni di affidamento e a dirimere così la questione. Due le vie d'uscita: la prima potrebbe essere quella di cambiare i giorni in cui la piccola è con il papà, così da far ricadere il giorno della catechesi nel periodo in cui la bimba è affidata alla madre, l'altra quella di un'imposizione da parte del tribunale che costringa l'uomo a portare la figlia al corso per la Comunione. Una decisione, quest'ultima, che in questo caso potrebbe essere dettata dalla dottrina, orientata a far rispettare tradizioni e consuetudini (comprese quelle religiose) consolidate nella nostra cultura. Comunque sia, le decisioni del tribunale potrebbero creare un importante precedente per situazioni analoghe e sempre più frequenti in cui genitori di nazionalità e religioni diverse si confrontano sull'educazione dei figli.













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