I teli del Presena li vuole pure la Marmolada

Bilancio positivo dell'operazione salva-ghiaccio. Ora si fa avanti la Regina


Andrea Selva


PASSO DEL TONALE. I teli bianchi sperimentati ormai da quattro anni sul ghiacciaio del Presena funzionano bene, così bene che ora li vogliono pure in Marmolada. Non serviranno a salvare i ghiacciai dalla condanna a morte, ma quelle coperture bianche intanto riescono a salvare i conti degli impiantisti: quest'estate nella parte più bassa del ghiacciaio fra Trentino e Lombardia il livello della neve sotto i teli è risultato fino a 4 metri più alto rispetto alle aree vicine, rimaste scoperte. Così anche dalla Marmolada è arrivata la richiesta (teli anche sulla Regina) che attualmente è al vaglio degli uffici della Provincia autonoma di Trento.

Nessuno ha mai detto che i ghiacciai si salveranno coprendoli d'estate. L'obiettivo della copertura del Presena è sempre stato quello di salvare la stagione degli impiantisti: loro ci mettono i soldi (teli e manodopera per l'installazione) e la Provincia sorveglia le operazioni approfittando dell'occasione per studiare (con i tecnici di Meteotrentino e gli esperti dell'Università di Milano) gli effetti dei teli sul ghiacciaio.

Il bilancio di quattro anni di esperimenti - come si capisce dalla relazione del direttore di Meteotrentino, Alberto Trenti - è positivo: «Mediamente lo spessore di neve salvato è stato di 1,4 metri per un totale complessivo di 280 mila metri cubi di neve che in condizioni naturali sarebbero andati completamente persi».

Ma la foto che si vede in alto nella pagina documenta che alla base del ghiacciaio la differenza tra l'area coperta dai teli e quella scoperta ha raggiunto addirittura i quattro metri. Il risultato principale comunque è stato quello di salvare il Presena dalla divisione in due, come spiega ancora Trenti: «Senza la copertura sarebbe affiorata dal ghiaccio di almeno quattro metri tuta la regione centrale rocciosa denominata "ginocchio", con conseguente frazionamento del ghiacciaio in due parti nettamente distinte». E come ben sanno i glaciologi, quando dal ghiaccio spunta la roccia nuda (che l'estate sotto il sole raggiunge temperature molto elevate) lo scioglimento del ghiacciaio aumenta in maniera vertiginosa.

Nelle conclusioni di Trenti si legge la volontà di andare avanti: «I risultati raggiunti sono più che soddisfacenti, auspichiamo di proseguire l'azione mitigatrice fin qui intrapresa».

Il conto della copertura del Presena lo pagano gli impiantisti che hanno l'interesse a salvare la stagione dello sci. Non certo quello in piena estate (condannato a morte non solo dallo scioglimento dei ghiacciai, ma anche dai nuovi gusti degli sciatori) ma quello delle squadre agonistiche che chiedono neve ai primi freddi autunnali e in tarda primavera per l'allenamento degli atleti di punta.

Così quei teli li vogliono anche in Marmolada, con una richiesta degli impiantisti alla Provincia autonoma. L'obiettivo è di salvare alcune parti esposte del ghiacciaio che è complicato (e costoso) ripristinare quando è ora di tracciare le piste da sci. Da parte di Meteotrentino è già arrivato l'orientamento positivo (considerato anche che al di là dell'impatto estetico i teli non hanno contro indicazioni) ma l'iter per ottenere il via libera è piuttosto complicato. Trattandosi di un ghiacciaio infatti sarà necessario predisporre un piano complessivo e passare attraverso una delibera di giunta. L'idea degli uffici provinciali comunque è di procedere come per il Presena: consulenza scientifica (e verifiche) a carico della Provincia, costi (e manodopera) a carico degli impiantisti.

Per gli amanti delle curiosità tecniche parliamo di teli geotessili che riflettono circa la metà dell'energia ricevuta dall'atmosfera. Vengono forniti in rotoli lunghi 70 metri e larghi 5, con uno spessore di 3,8 millimetri e devono essere posati in giugno, saldati l'uno con l'altro sopra l'area del ghiacciaio da proteggere, per essere rimossi a settembre prima che vengano sommersi dalle precipitazioni invernali.













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