il raid a rovereto

«Hanno agito come una squadraccia»

Parla don Matteo il giorno dopo il blitz: «Non porto rancore e tornerò ancora in piazza per una manifestazione pacifica»


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. Non porta rancore, don Matteo Graziola, per «quei giovani che con furia ci hanno aggredito». Anzi, li invita ad un confronto: «Venite, parliamo, dialoghiamo senza che nessuno cerchi di imporre la propria idea sull’altro...». Il sacerdote, insegnante di religione al liceo Rosmini e di filosofia in seminario, è stato bersaglio del lancio di uova lanciate da un gruppo di aggressori («non mi interessa sapere se sono o meno anarchici») protagonisti di un blitz domenica pomeriggio prima dell’inizio della manifestazione delle “Sentinelle in piedi” «a tutela della famiglia naturale composta da madre, padre e figli».

[[(Video) Parla don Matteo Graziola: «Hanno agito come una squadraccia»]]

Insulti, pugni, calci, spintoni e lancio di uova: don Matteo e un giovane sono finiti al pronto soccorso, il primo con un ematoma (già riassorbito) e l’altro per la frattura del setto nasale. Le forze dell’ordine sono arrivate quando ormai degli aggressori (qualche roveretano, la maggior parte da fuori città) non c’era traccia. Ma sembra che qualcuno sia già stato individuato.

Come è andata, don Matteo?

Sono spuntati da vicolo Loreto, erano una ventina vestiti di scuro, determinati, sembrano delle furie: ci urlavano “andate via, non c’è spazio per voi fascisti e omofobi”. Ho cercato di dire qualche parola, di dialogare con loro, ma siamo stati circondati e hanno cominciato a spintonarci e minacciarci. Un mio amico è stato colpito con una testata che gli ha procurato la frattura del setto nasale. Poi il lancio delle uova... Un attacco predeterminato, nello stile delle peggiori squadracce. Noi non abbiamo reagito, altrimenti sarebbe stato un disastro.

Aggredite le "sentinelle in piedi": due in ospedale

Rovereto, blitz alla manifestazione organizzata in centro per la difesa della famiglia. Un gruppo di contestatori ha spintonato e ha colpito a calci e pugni i partecipanti (foto Festi) L'ARTICOLO

Chi erano secondo lei?

Non lo so e non mi interessa se sono anarchici o meno. Mi ha colpito il fatto che il loro sguardo era scuro e spento. Ragazzi in preda alle ideologie e plagiati psicologicamente: sono degli infelici e purtroppo pericolosi. A loro vorrei lanciare un appello: vediamoci, parliamo, esprimiamo le nostre e le vostre ragioni. Nessuno vuole imporre le proprie idee, ma ognuno deve essere libero di esprimerle in maniera pacifica come facciamo noi.

Cosa risponde a chi vede nelle “Sentinelle in piedi” un movimento di conservatori e integralisti?

Che non è così: il nostro è un movimento apartitico e aconfessionale. Siamo per la difesa dei valori che sono sostanziali come la famiglia formata da uomo e donna. La famiglia nella sua integrità è alla base della società non solo del passato, ma del futuro. Pensare ad un futuro dove la famiglia è distrutta significa un futuro di persone sole. Concetti e valori che non sono questione di fede e di religione ma condivisi da chi usa la ragione. E la chiesa non è omofoba: si vuole togliere il diritto di esprimere una critica onesta a chi non condivide certi pensieri.

Tornerà in piazza?

Ho ricevuto tantissima solidarietà e non ho paura. Certo che tornerò perché grazie a Dio si può ancora esprimere liberamente il proprio pensiero. Non si è trattato di opposizione di popolo ma di un gruppetto di facinorosi. La gente non vuole atti di violenza, ha ancora molto buon senso e non vuole che i propri figli vengono esposti a plagi e manipolazioni di tipo psicologico.













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