«Gli spazi ci sono, manca l’iniziativa»

L’assessore Maestri: «Serve una strategia per inserire le produzioni locali in circuiti più ampi. Gli orari? Partita aperta»


di Giuliano Lott


TRENTO. Mentre ferve il dibattito sui luoghi di produzione culturale (arte, musica, spettacoli) che a parere di molti trentini, soprattutto giovani, mancano in città, si sta chiudendo la prima estate con il “coprifuoco” stabilito dalla giunta Andreatta per i locali pubblici, che per regolamento comunale devono spegnere la musica alle 22.

L’assessore alla cultura Lucia Maestri si permette di dissentire dalla vulgata divenuta ormai classica: Trento non è il deserto, gli spazi per la cultura ci sono, altroché. E sono in gran parte pubblici. Manca invece la capacità di valorizzare ciò che in città nasce e, spesso, muore senza aver varcato i confini di casa.

Assessore, i nostri servizi dei giorni scorsi hanno puntato il dito sulla carenza di spazi per l’espressione artistica. Che idea si è fatta della situazione attuale?

Ciò che è emerso in maniera trasversale anche dai vostri servizi è che gli spazi per l’espressione artistica ci sono e che il pubblico ha fatto molto per metterli a disposizione della cittadinanza. Oltre alle due sale per esposizioni artistiche, al caffè letterario Bookique, a cui non è stato dato molto lustro sulla stampa, vorrei ricordare le cantine di Torre Mirana, che fino a qualche anno fa erano chiuse. Oggi sono aperte e funzionano, ed è uno dei meriti della nostra giunta. La Civica non è defunta, riaprirà a dicembre, al massimo per gennaio. Ci sono pure esempi di iniziativa privata, come Upload in via Suffragio, o lo Spazio Rileggo, ma in generale è sempre stato il pubblico ad investire in cultura. Quello che manca invece, oltre all’iniziativa dei privati, è la capacità di produzioni artistiche locali di inserirsi nei circuiti esterni alla città.

Ci faccia capire: gli artisti non riescono a promuovere la propria arte? Devono essere favoriti nella ricerca di un circuito fuori dal Trentino?

A livello comunale si possono promuovere le operazioni culturali della città, ma va fatto un ragionamento sulla strategia da mettere in campo. Ne stiamo parlando in questi giorni con il Santa Chiara: il Centro servizi dovrebbe mettere in rete le migliori produzioni locali, scegliendo le eccellenze, e farle circuitare all’esterno. Mi rendo conto della difficoltà, anche perché il Santa Chiara non ha mai operato in questa direzione. Non accadrà certo dall’oggi al domani, ma è un modo per dirigere meglio le nostre risorse in materia di espressione artistica.

Quindi non vale la pena di sovvenzionare tutti. Meglio puntare sui migliori.

Non sono, questi, tempi in cui ci si può permettere scelte sbagliate. E ritengo che la formula del livellamento non accontenti nessuno. L’investimento va fatto solo sulle eccellenze. In questo senso, Stefano Cagol ha ragione, l’ente pubblico deve discernere, puntare su chi vale e sostenerlo.

Ammesso che davvero il privato non abbia iniziativa, forse ciò che si aspetta è almeno non essere ostacolato.

Non ostacoliamo nessuno, se c’è qualche privato che ha interesse ad aprire con un’idea nuova in un momento come questo, le porte del Comune sono aperte. Se il privato si assume il rischio d’impresa, la giunta sarà al suo fianco.

Molti hanno contestato il limite delle 22: staccare la spina a quell’ora suona un po’ come la morte civile. Non trova?

Mi chiedo se davvero tocchi al Comune investire nei luoghi di divertimento...

Magari sarebbe inopportuno, ma il coprifuoco alle 10 di sera in estate non è un bel biglietto da visita.

Trento è all’interno di un quadro normativo al quale si stanno adeguando molte città italiane. La città è molto stratificata e chi amministra deve conciliare interessi diversi: i ragazzi che vogliono divertirsi quanto i residenti che vogliono riposare. Va trovato un compromesso tra le diverse esigenze. Detto questo, la partita non è chiusa. Ora che sta finendo il periodo di sperimentazione riprenderemo presto la discussione alla luce dei risultati, valutando criticità e problemi. A richieste precise e motivate, come le iniziative dei gestori di via Roma, abbiamo detto sì. Va però fatta una riflessione globale sulla città, per prepararsi al meglio per la prossima stagione.

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