E Uilpa scrive al ministro «È un’emergenza» 

Il sindacato chiede l’attivazione di un’unità di crisi per la messa in sicurezza del sistema penitenziario



TRENTO. Gennarino De Fazio, per la Segreteria Nazionale della Uilpa, polizia penitenziaria, ha inviato una nota al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

La lettera è stata redatta in seguito ai fatti accaduti nel carcere di Trento. Il sindacato denuncia l’emergenza del sistema penitenziario del Paese e le pessime condizioni di lavoro del corpo di polizia penitenziaria, fatte anche di continue aggressioni agli operatori.

«Abbiamo ascoltato e apprezzato le Sue parole alla recente presentazione del Calendario del Corpo. Lo Stato dovrebbe dire agli agenti penitenziari grazie e scusate per le condizioni in cui vi abbiamo costretto a lavorare; ove lo Stato formulasse davvero quelle scuse – ci sia consentito osservare – al fine di renderne concreto il senso, le stesse andrebbero corredate da un “non lo faccio più”. Ci perdoni la metafora forse un po’ troppo ardita e che non vuole certo affievolire il rispetto e l’incondizionata fedeltà a quello Stato di cui il Corpo è e sempre sarà umile servitore, ma a poco o nulla servirebbe la pubblica ammenda se lo scempio cui stiamo assistendo fosse destinato a continuare (almeno sei, dalle notizie che pervengono, gli operatori che sono dovuti ricorrere a cure sanitarie». De Fazio, richiamando una disamina complessiva contenuta in una precedente corrispondenza, osserva anche come «pur condividendo e apprezzando gli intenti dichiarati dal Ministro, così come gli intendimenti dei Sottosegretari di Stato, secondo le rispettive deleghe, e anche le dichiarazioni e le direttive del Capo del Dap, questi scontino almeno un limite: sono misure ordinarie a fronte di una situazione straordinaria, dall’evidente carattere emergenziale. In conclusione, dunque, il segretario della Uilpa polizia penitenziaria chiede la creazione di un’unità di crisi con l’obiettivo di realizzare interventi immediati, concreti e tangibili che favoriscano la messa in sicurezza del sistema penitenziario a carattere emergenziale, quale conditio sine qua non per il concepimento di un progetto complessivo capace di invertire la tendenza e finalizzato a restituire – in uno – dignità alle condizioni di lavoro della polizia penitenziaria, civiltà alla detenzione, sicurezza al Paese, nonché l’apertura di un tavolo di confronto permanente fra il Vertice politico, le Amministrazioni (Dap e Dgmc) e le Organizzazioni Sindacali rappresentative».















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