Cani avvelenati, tanti i sospetti e le piste

Ciaghi non demorde: «Mi hanno distrutto la vita, ma non l’avranno vinta. Prenderò altri cuccioli: sono pronto a ripartire»


di Giancarlo Rudari


RONZO CHIENIS. Dolore e rabbia, ma anche tanta voglia di «non darla vinta a quei bastardi». Quelli che hanno avvelenato con delle polpette alla stricnina (questo sembra il veleno utilizzato) due stupendi esemplari di border collie, campioni europei e mondiali di agility preparati nel centro “La volpe rossa” di Loppio, morti nel cortile di casa di Paolo Ciaghi a Ronzo Chienis. Chi è stato? Perché l’ha fatto? E’ il gesto di un folle che non ha pensato nemmeno alle conseguenze possibili per le persone (il bimbo di tre anni gioca nel giardino e avrebbe potuto ingerire un boccone avvelenato...) oppure di qualcuno che voleva colpire Ciaghi prendendosela con i suoi cani? Una vendetta? Uno sgarro? Un “avvertimento”? E poi perché?

«Non ho mai fatto nulla a nessuno e non ho nemmeno mai ricevuto minacce. E perché avrei dovuto essere minacciato, poi? Sono una persona tranquilla così come le erano i miei cani: non posso pensare - cerca di ragionare Paolo Ciaghi ancora sconvolto - che qualcuno abbia voluto uccidere perché disturbavano di notte visto che dormivano in casa. Non so proprio cosa pensare...» Ma pare che una pista, o per lo meno qualche sospetto, ci sia: nessuno ancora vuole parlare ma forse i carabinieri hanno già individuato qualche elemento importante per far luce su un odioso episodio. Ieri anche il capitano Gianluca Galiotta, con il maresciallo della stazione di Mori Azzolini, ha voluto salire a Ronzo per incontrare Ciaghi e per effettuare un sopralluogo al giardino dove sono stati avvelenati Pepper e Moon e alla zona circostante: «Stiamo lavorando per arrivare ad individuare il colpevole o i colpevoli entro il più breve tempo possibile. Di più non posso dire, ci sono delle indagini in corso» si limita ad affermare il capitano Galiotta per mantenere in riserbo sul lavoro in corso.

«Pepper e Moon erano la mia vita. Per fortuna siamo riusciti a salvare almeno Maya che ha rischiato di morire e Blues che avevamo deciso di portare con la nostra famiglia. Non riesco più sa scendere in giardino - racconta ancora commosso Ciaghi - perché mi torna alla mente l’immagine dei miei cani agonizzanti. Ma bisogna andare avanti. Non voglio darla vinta a chi ha voluto farmi del male: ma perché chi ha voluto colpirmi non ha avuto il coraggio di affrontarmi di persona? Perché prendersela con dei cani? E’ un atteggiamento da vigliacchi, non ho altre parole per definire queste persone. Ora non mi resta che prendere altri cuccioli e proseguire nella mia attività: lo farò anche per ricordare Pepper e Moon. Se penso che ogni giorno li caricavo in macchina con me, mentre ieri li ho dovuti mettere nei sacchi neri delle immondizie...». La voce di Ciaghi si incrina e non riesce più ad andare avanti.

Le carcasse dei cani sono state portate ieri all’istituto zooprofilattico di Trento per essere sottoposte ad analisi tossicologiche ed autopsia per capire quale veleno è stato utilizzato per ucciderli. Ma già dalle prime verifiche del veterinario dell’azienda sanitaria Alessandro De Guelmi sembrano non esserci dubbi dopo la prima ispezione effettuta già domenica pomeriggio. «Dalla sintomatologia sono quasi sicuro che si tratti di stricnina, un veleno potente la cui vendita era consentita fino a parecchi anni fa quando era facile da reperire nelle farmacie. Veniva usata soprattutto dai cacciatori per preparare le esche per le volpi» spiega il veterinario. Ma se ne trova ancora in giro, di stricnina?«Qualcuno può averne fatto incetta visto che non ha scadenza: fa effetto anche dopo trenta-quarant’anni».

Un veleno potente che porta ad una morte atroce con la contrattura dei muscoli fino ad arrivare alla contrazione del diaframma e quindi alla morte perché diventa impossibile respirare. Un veleno insidioso, simile allo zucchero e quindi facile da “mimetizzare”. «Pensate se l’avessero messo su un pezzo di pane e lanciato nel cortile dove un bambino poteva raccoglierlo e mangiarlo... Quello che è stato fatto a Ronzo è un atto di criminalità, non trovo altro modo per definirlo» conclude De Guelmi.













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