Candidati, bufera nel M5S: tre lasciano 

Vergnano, Prada e Rullo si autosospendono in polemica. Boniatti nel mirino: «Ha trascorsi politici, siamo in imbarazzo»


di Chiara Bert


TRENTO. Il caso candidature che monta a livello nazionale non risparmia il Movimento 5 Stelle trentino. Tre consiglieri comunali (già candidati sindaci) - Paolo Vergnano, uno dei volti più noti a livello provinciale, Flavio Prada di Riva del Garda e Giovanni Rullo di Arco - si sono autosospesi dal Movimento in polemica con alcune delle scelte dei candidati locali per le politiche del 4 marzo. Nel mirino ci sono Cinzia Boniatti, la sociologa candidata sul collegio del Senato di Rovereto, e Matteo Perini, candidato alla Camera sempre in Vallagarina: la prima scelta da Di Maio e Fraccaro nonostante avrebbe trascorsi politici nell’area del centrosinistra (vietati dalle regole dei 5 Stelle), il secondo - lamentano i tre - sconosciuto al movimento.

Ma la spaccatura è pesante perché i tre consiglieri pongono ai vertici dei Cinque Stelle un problema più generale sulla selezione dei candidati e della classe dirigente. «Chi ci conosce veramente - esordiscono - sa che questa lettera è per noi una enorme sconfitta. La nostra storia parla per noi. Questa è la nostra prima esperienza politica, a cui abbiamo aderito credendo intimamente di poter contribuire a cambiare il nostro Paese. Abbiamo studiato, elaborato, proposto insieme a tante persone. Abbiamo viaggiato, quasi sempre a nostre spese. Dal 2012 partecipiamo n on solo attivamente, ma siamo considerati elementi fondamentali del Movimento 5 Stelle trentino. Siamo stati educati a non essere professionisti della politica, ma cittadini prestati al servizio dei beni comuni. Oggi scopriamo che per il Movimento sono altri i soggetti della società civile. Scopriamo di essere diventati, per logica, professionisti della politica».

Quindi la contestazione sui due candidati a Rovereto, pur senza mai nominarli. «All’inizio pensavamo queste fossero persone degne, come tante altre, soltanto a noi sconosciute. Poi scopriamo che per il collegio di Rovereto al Senato è stata nominata una persona (Cinzia Boniatti, ndr) con sani e notevoli trascorsi politici fin almeno dal 2000 (risulterebbe stata candidata nel ’93 alle provinciali con Alleanza Democratica e a Trento nel ’99 con Città Domani, ndr). Cosa non rara e per nulla deprecabile. Ma soffriamo ancora dell’esperienza delle provinciali 2013 dove, pur avendo conosciuto per più di un anno la persona, fummo traditi politicamente in modo fragoroso da un profilo che ci pare paragonabile. Visto che questa volta non abbiamo partecipato alla selezione, non possiamo, in coscienza, chiedere agli elettori del M5S di votare per un profilo che ci pone enormi dubbi». Ce n’è anche per il candidato nel collegio della Camera, Matteo Perini, classe 1982, ricercatore in ingegneria: «Persona di cui non possiamo dire nulla. Nulla perché non la conosciamo. Nulla perché non l’abbiamo mai incontrata a nessun gruppo. Nulla perché non si è neppure presentata. Ma quel che è peggio è che chi ha fatto le selezioni non ha ritenuto di dover spiegare o condividere la decisione».

La conclusione dei tre è un atto d’accusa nei confronti di Luigi Di Maio e del deputato Riccardo Fraccaro, suo fedelissimo e dominus del Movimento in Trentino: «Avendo letto il profilo dell’uno e non sapendo chi sia l’altro nostro candidato, siamo costretti a sfilarci. Notiamo una leggera arroganza quando leggiamo che “finalmente il M5S si è aperto alla società civile e alla competenza” (la citazione è di Boniatti, ndr). Siamo in estremo imbarazzo. Evidentemente la nostra presenza è servita solo in alcuni frangenti. Ci inchiniamo di fronte a questa decisione e ci autosospendiamo, in quanto non crediamo più di poter essere utili». I consiglieri annunciano che si rimetteranno al movimento e al Meetup per decidere se, in caso di espulsione, debbano dimettersi.













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